Manifestazione degli “eroi” e “angeli” sotto la Regione. Medici e infermieri: ” Covid non diventi la scusa per privatizzare”.

Quelli che per tre mesi abbiamo chiamato “eroi” e “angeli” questa mattina scendono in piazza, più precisamente sotto la sede della Regione. Una protesta contro il silenzio di Palazzo Donini, preoccupati per ” i tanti problemi irrisolti” e  per il rischio ” che il Covid possa diventare la scusa per la privatizzazione della sanità “.  Dimenticati e inascoltati, eppure si tratta di medici e infermieri che durante l’emergenza coronavirus  hanno rinunciato a tutto, anche a rientrare a casa per non creare problemi ai familiari. ” Professionisti veri – dichiara Tatiana Cazzaniga della Cgil –  che sono molto stanchi ma non riescono a fare ferie o turni di riposo “. Gente stremata, al limite delle forze. Operatori sfiancati da mesi terribili, oggi esausti. Ma di loro c’è assoluto bisogno: ci sono 120 mila prestazioni pregresse da fare. Ci sono pazienti in liste d’attesa ma nessuno parla di assunzioni.  ” La nostra sanità pubblica e del territorio – sostengono Cgil -Cisl e Uil – ha dimostrato nell’emergenza Covid tutta la sua efficienza, dovuta alla grande professionalità e disponibilità del personale sanitario. Ora però c ‘è necessità di procedere al potenziamento degli organici e ad una riorganizzazione che rafforzi e non indebolisca la sanità pubblica”. Ma c’è un sospetto, in realtà più di un sospetto. ” Il Covid – dicono i rappresentanti di medici e infermieri –  non può diventare la scusa per la privatizzazione della sanità, in Umbria abbiamo visto cosa può significare una sanità pubblica sul territorio. Se le cose sono andate bene lo dobbiamo proprio a questo”.  La mobilitazione di oggi denuncerà anche l’assenza ” di un confronto su organizzazione e programmazione delle attività nella fase del dopo emergenza Covid”, perchè non si può continuare a tenere i cittadini ingabbiati nelle liste d’attesa. E anche questo non può diventare una scusa per mandare pazienti in case di cura private. Su questo i sindacati promettono battaglia.