Morta a 28 anni, per i consulenti della Procura ci sarebbero state carenze nella clinica privata

Era il 23 gennaio scorso, in piena emergenza Covid, quando Ioana Lingurar,  mamma di due bambini, muore per arresto cardiaco durante un intervento all’anca . Dopo quasi 20 minuti di sala operatoria, presso la struttura di Villa Fiorita, Ioana inizia a sentirsi male andando in arresto cardiaco. La giovane donna, di 28 anni, fu immediatamente trasferita all’ Ospedale di Perugia dove cessò di vivere durante la notte. La Procura della Repubblica di Perugia aprì subito un’inchiesta assegnando a due consulenti medico-legale , Marco Di Paolo e Angelo de Gaudio, il compito di fare piena luce sulla drammatica morte. Ebbene a distanza di sei mesi arrivano i primi importanti rilievi tecnici. Dal lavoro dei consulenti sarebbero emerse “carenze e ritardi” , condotte “inadeguate” e ” carenze organizzative”. Secondo la testimonianza della ferrista della clinica privata ci sarebbe stata una ” inspiegabile estubazione della paziente ” per oltre 90 minuti dopo l’arresto cardiaco. Ma c’è di più: i consulenti ritengono che Ioana non fu monitorata durante la procedura anestesiologica  e ci fu un ritardo nel rilevamento dei dati elettrocardiografici, con ulteriori ritardi nelle procedure di intervento di rianimazione. Inoltre avrebbero rilevato carenze organizzative della sala operatoria. I consulenti della Procura fanno rilievi anche nei confronti del reparto di rianimazione del Santa Maria della Misericordia di Perugia. Rilievi particolarmente delicati rispetto ai quali ora competera’ ai consulenti nominati dagli indagati provare a smontare e dare una lettura dei fatti diversa. Un compito che spetterà al professor Mauro Bacci, al dottor Sergio Scalise e al dottor Adriano Peris. La famiglia della povera Ioana si è affidata al dottor Adriano Tagliabracci. Certo è che la vittima, giovanissima, ha lasciato due bimbi e un marito nel più profondo dolore.