Natale e Capodanno, ora la cabina di regia della Regione chiede (in ritardo) di “bloccare gli eventi di massa”

Bastava ragionare con un pò di logica per capire che la quarta ondata stava avanzando prepotentemente anche in Umbria. Ed era sufficiente utilizzare un pò di buon senso per comprendere la necessità di adottare ordinanze regionali e locali per tentare di frenare la corsa del virus. Eppure in Umbria ci si è rilassati, “Umbria Domani” lo ha scritto e riscritto. Abbiamo, più volte, ribadito di “non sprecare i giorni di vantaggio” che abbiamo, o avevamo, rispetto ad altre regioni italiane. Proprio per questo, abbiamo criticato il comportamento di molti sindaci dell’Umbria nel procedere in ordine sparso rispetto alla reintroduzione dell’obbligo di indossare mascherine all’aperto e il silenzio della Regione che ha rinunciato a prendere decisioni e a svolgere un’azione di coordinamento. Così come abbiamo sottolineato la necessità, come sta già avvenendo in gran parte dell’Italia, di evitare o annullare eventi e feste di fine anno. Un silenzio delle istituzioni locali e regionali dell’Umbria che era e resta ingiustificabile perché tra Natale e Capodanno ci giochiamo davvero la tranquillità di vita delle nostre famiglie. Adesso è arrivato – in forte ritardo – anche il parere del Comitato tecnico scientifico regionale e della Cabina di regia della Regione. ” Evitare assolutamente assembramenti di qualsiasi tipo”, è stato detto. Non solo al chiuso ma anche all’aperto. Quindi la parola d’ordine ora è “bloccare gli eventi di massa”, sottolineando che anche all’aperto la sola mascherina non è sufficiente. All’aperto si rischia meno che al chiuso ma minore rischio non significa nullo. Soprattutto quando ci sono spazi affollati e grandi assembramenti di persone. Sottovalutare il rischio quando ci si trova all’aperto, magari assumendo comportamenti più leggeri ritenendoli meno pericolosi, può portare ad una rapida diffusione del virus. Interagire con più persone da vicino potrebbe aumentare il rischio di cumulare dosi virali sufficienti a infettarsi e ammalarsi, senza dimenticare il rischio di incappare in un possibile superdiffusore. Più che allarmare, quanto detto, serve a ricordare che non ci sono situazioni sicure. Soprattutto con una situazione epidemiologica locale come quella attuale, con 500 nuovi casi registrati in sole 24 ore.