Perugia, celebrata a livello diocesano la Festa della Santa Famiglia di Nazareth

PERUGIA  – «Natale è prendere con noi il Bambino Gesù, accoglierlo nel nostro cuore, nella nostra vita, nei nostri pensieri. E’ questo il significato profondo del Natale. A coloro che l’hanno accolto Egli ha dato il potere di diventare figli di Dio, ma il Natale è ancora di più e riguarda anche la famiglia». L’ha ricordato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nel giorno in cui la Chiesa ha celebrato la Santa Famiglia di Nazareth, il 29 dicembre, durante la celebrazione eucaristica della Festa diocesana delle famiglie promossa dall’Ufficio per la pastorale familiare dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve; incontro tenutosi di pomeriggio nel complesso parrocchiale della Santa Famiglia di Nazareth di San Sisto con numerosi fedeli e giovani.

I bambini hanno bisogno di un padre e di una madre, un fatto non più scontato.

Pensando alla Santa Famiglia di Nazareth, ha sottolineato il cardinale, «ci sarebbero tante riflessioni da fare, ad iniziare dai bambini che hanno bisogno di un padre e di una madre, così fu anche per Gesù. Oggi, purtroppo, questo fatto – che i bambini hanno bisogno di un padre e di una madre – non è più scontato. Senza una famiglia completa i bimbi non potranno crescere nella salute del corpo e del cuore. Senza una famiglia, senza amore paterno e materno è impossibile educare. Il Natale torna a dire a tutte le famiglie di accogliere Gesù, di accogliere i figli. Il Vangelo del Natale è come l’Angelo che torna e chiede ai genitori di prendere con sé il bambino. La liturgia di oggi vuole che contempliamo Maria e Giuseppe con Gesù. E’ la Famiglia di Nazareth, dove – dice Paolo VI – si pregava, si meditava nel silenzio, si lavorava e si vivevano quelle virtù espresse proprio dal Libro del Siracide e nella Lettera ai Colossesi».

Custodire le persone affidate con la tenerezza di Giuseppe.

Il cardinale si è poi soffermato sulla «tenerezza di Giuseppe con cui custodiva il piccolo Gesù», ricordando le parole di papa Francesco pronunciate il 19 marzo 2013, giorno dell’inizio del suo Pontificato, ripetendo per sette volte la parola tenerezza nel descrivere san Giuseppe: «chiunque avesse delle responsabilità sia nel governo della famiglia sia nel governo della società, dovrebbe imitare la tenerezza di Giuseppe che consiste non in un potere da esercitare, ma in una attitudine a custodire. L’autorità di Giuseppe è custodire Gesù e noi dobbiamo avere la stessa tenerezza nel custodire le persone che all’interno della nostra famiglia Dio ci ha affidato. Ecco la tenerezza, la bontà, l’umiltà, la mansuetudine…, delle virtù che delle volte non si sa più dove stiano di casa. Invece di perdonarsi, spesso si punta il dito perché è molto più facile».

La famiglia una delle poche agenzie educative.

«Ritornando al significato della festa di oggi – ha proseguito il cardinale – possiamo dire che Maria e Giuseppe hanno avuto bisogno di Gesù, come Lui ha avuto bisogno della sua famiglia per compiere la sua missione sulla terra. La famiglia richiede un cuore che genera, un amore che accetta le sfide dei figli. Oggi è difficile educare i figli, perché la famiglia, anche se cristiana, si trova ad essere una delle poche agenzie educative che trasmette ancora principi e valori che sono secondo il Vangelo, secondo il comandamento di Dio. Purtroppo la famiglia in questa opera educativa non è aiutata quasi da nessuno. Oggi la famiglie è sola, ma non si deve vergognare di andare controcorrente e voi ragazzi non vergognatevi se i genitori dei vostri compagni di scuola si comportano in maniera diversa, che è tutto fuorché educare. Educare vuol dire insegnare il bene, dare dei principi buoni, insegnare l’amore verso il prossimo, insegnare il rispetto… Voi genitori siete chiamati a imitare l’obbedienza di Maria e di Giuseppe alla parola dell’Angelo, per essere padri e madri secondo il Vangelo dovete avere la loro stessa preoccupazione di seguire Gesù, di non perderlo, di cercarlo sempre».

Gesù centro della famiglia.

«Gesù resti al centro della famiglia, sia il maestro dell’amore, un amore, quello della famiglia, che non si chiude, ma che si dona e che si espande – ha sottolineato il cardinale –. Osservando qualche bambino debole impareremo ad amare tutti i bambini; non tenete lontano nessuno in famiglia, anche le persone più anziane e più fragili, perché se si escludono dal nostro cuore è come se si escludessero tutti, in primis Gesù. Con questi propositi prepariamoci al nuovo anno e la Famiglia di Nazareth per tutti noi resti l’icona a cui guardare per poter rendere le nostre famiglie più salde nell’amore e più forti nell’edificare un mondo di giustizia e di pace. Il Papa ha scritto: “Se non c’è famiglia non c’è pace”. Riflettiamo su queste parole, perché la famiglia è la sorgente della pace».