Perugia, scoperta molecola naturale capace di effetti terapeutici nella sclerosi multipla. Lo studio di una giovane ricercatrice.

Una scoperta molto importante che ha portato alla luce una molecola naturale prodotta dall’uomo in grado di esercitare effetti terapeutici nella sclerosi multipla. Sono state le farmacologhe Claudia Volpi e Ursula Grohmann del dipartimento di medicina sperimentale dell’Universita’ di Perugia, diretto dal professor Paolo Puccetti,  a lavorare sulla scoperta. Lo studio, pubblicato sulla rivista Proceeding of the National Academy of Sciences,  e’ stato coordinato da una giovane ricercatrice Giada Mondanelli, grazie a questo studio e’ stato possibile scoprire che un metabolita della serotonina, prodotto naturalmente dal nostro organismo, potenzia l’attivita’ di IDO1, un enzima ad attivita’ “checkpoint”. Questo studio e’ anche il risultato di una collaborazione con il professor Antonio Macchiarulo docente di Chimica farmaceutica e con  i neurologi professor Paolo Calabresi ,attualmente al Policlinico Gemelli di Roma dopo tanti anni di servizio al Silvestrini,e Massimiliano Di Filippo del dipartimento di medicina. Grazie a questo lavoro la professoressa Grohamann ha ottenuto circa un mese fa un finanziamento che prevede lo sviluppo e la commercializzazione di farmaci  idonei a potenziare l’attivita’ enzimatica del “checkpoint” IDO1 nella sclerosi multipla. In realta’ questi farmaci saranno in grado anche di intervenire su altre patologie autoimmunitarie come tiroidite e diabete giovanile. ” E’ ben chiaro, affermano dall’Universita’ di Perugia, che, in condizioni fisiologiche, il nostro sistema immunitario ha il potenziale di riconoscere e distruggere i patogeni, responsabili di malattie infettive, senza danneggiare le proprie cellule e tessuti. Cio’ avviene perche’ esistono delle proteine ad attivita’ “checkpoint”, cioe’ che controllano e quindi spengono la risposta immunitaria quando e’ eccessiva oppure quando essa si dirige erroneamente verso le proprie cellule o tessuti.Quando tali “checkpoint” non funzionano adeguatamente, si assiste allo sviluppo di malattie autoimmunitarie ed infiammatorie croniche. Pertanto, dal punto di vista terapeutico, sarebbe molto importante riuscire a potenziare farmacologicamente l’azione di tali molecole, dato che spesso in tali malattie i “checkpoint” risultano deficitari. Tuttavia, a tutt’oggi, tale traguardo non e’ risultato ancora perseguibile”.