Antiterrorismo, nuovi dispositivi dell’Arma attivi sul territorio

PERUGIA – Non vi è dubbio che sin dal tragico attentato alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre del 2001, le Polizie di tutto il mondo occidentale hanno rivisitato le misure di sicurezza. Gli attentati del luglio 2005 a Londra, del 7 gennaio e 13 novembre 2015 a Parigi, del 22 marzo 2016 a Bruxelles e quello del 14 luglio a Nizza hanno portato la dimensione del pericolo terrorismo su un nuovo livello in tutto il continente europeo. Conseguentemente, l’Arma dei Carabinieri si è immediatamente attivata per adeguare il proprio sistema di contrasto alla nuova minaccia rappresentata da nuclei di fuoco suicidi, addestrati ed equipaggiati militarmente e pronti a colpire obiettivi civili e affollati. Si è quindi provveduto, considerata la peculiarità dell’Arma dei Carabinieri di essere presente in maniera capillare su tutto il territorio nazionale, sia urbano che extraurbano, a rafforzare la capacità operativa di rispondere ad un’offesa anche di natura terroristica che dovesse eventualmente svilupparsi repentinamente.

Tale capacità è rappresentata dalle Aliquote di Primo Intervento (API) e le Squadre Operativo di Supporto (SOS), unità sostanzialmente integrabili e completamente interoperabili, in virtù delle dotazioni e dell’addestramento similare, un vero e proprio “moltiplicatore di forza”. Le prime, composte da nuclei di 9÷14 militari, costituiscono parte integrante della struttura territoriale dell’Arma dei Carabinieri e sono permanentemente collocate in 16 capoluoghi di provincia (oltre che nei reparti dei Cacciatori di Calabria e Sardegna), tra cui appunto Perugia (a partire dallo scorso 8 agosto); concettualmente sono assimilabili alle tradizionali pattuglie dei Nuclei Radiomobili con addestramento e dotazioni specifiche (scudi antiproiettile, specifica tuta da combattimento, giubbotto antiproiettile con piastre balistiche, elmetto balistico, radio personale e webcam, bastone tonfa, spray urticante, ami corte e lunghe, veicoli blindati) e con il prioritario compito di “fissare” sul posto i terroristi e/o gli autori di simili attacchi e costringerli ad ingaggiare le API anziché i civili.

Le API svolgono una continua vigilanza dinamica dedicata alla protezione degli obiettivi sensibili presenti nel territorio provinciale di appartenenza, in modo tale da garantire una costante sorveglianza di quei luoghi maggiormente frequentati da persone che per motivi di lavoro, di studio o di turismo percorrono determinate aree urbane (stazioni ferroviarie, fermate di autobus, luoghi di culto, centri commerciali, sedi istituzionali e giudiziarie, scali aeroportuali, etc.) durante lo svolgimento del servizio vigilano gli obiettivi sensibili del territorio provinciale di appartenenza.

Le seconde sono invece schierate per specifiche esigenze e temporaneamente e dipendono dall’organizzazione mobile dei Carabinieri: è il caso di Assisi e Collevalenza per l’Anno Giubilare della Misericordia. Entrambe rappresentano un moltiplicatore di forza versatile e specializzato a supporto dell’Arma territoriale e in grado di attivarsi nell’immediatezza e in attesa dell’intervento dei reparti speciali dell’Arma, quali appunto il Gruppo di Intervento Speciale (meglio conosciuti con l’acronimo GIS) e il 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”.

Emerge quindi chiaramente come l’organizzazione della struttura antiterrorismo dell’Arma poggi su uno schema di intervento modulare, scalabile e proiettabile a diversi livelli di complessità su tutto il territorio nazionale. Ciò è reso possibile dalla caratteristica “doppia anima” dell’Arma dei Carabinieri, ovvero quella di Forza di Polizia di prossimità a competenza generale, ma anche quella di Forza Armata in grado di padroneggiare tutti gli aspetti di combattimento classico delle unità di fanteria leggera (controguerriglia, combattimento in ambiente urbano, colpi di mano ecc.).

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