Acciaio, a caccia di un compratore per l’Ast, ecco le multinazionali pronte ad investire

TERNI – Trovare al più presto un compratore. Lo avevano sollecitato i sindacati qualche settimana fa quasi con un filo di voce, tornano a farlo ora con più forza alla luce anche degli interessamenti delle multinazionali straniere per gli altri siti siderurgici italiani. “Se l’obiettivo della Thyssen è di vendere l’Ast, perché aspettare due anni e dare il tempo a Tk di deprezzarla e snaturarla?” Lo avevano detto già nel corso della visita a Terni dell’europarlamentare, Simona Bonafè. Le richieste che le organizzazioni sindacali avanzeranno il 4settembre al tavolo del Mise, con tutta probabilità, si muoveranno in due direzioni: bloccare l’attuazione del piano Tk e accelerare la vendita. Il problema pare essere il prezzo. Attualmente l’Ast dovrebbe valere sui 600milioni di euro. Intorno a questa cifra si dovrebbero cercare compratori disposti ad acquistarla. L’ultimo interessamento risale a qualche mese fa da parte della cordata formata da Aperam (multinazionale francese), Marcegaglia e Arvedi, che aveva offerto 150 milioni.

Ora le istituzioni locali e sindacati stanno attuando un pressing affinché il premier si occupi direttamente della vicenda come, pare, stia facendo già per altri siti italiani. Sembra infatti che Renzi in persona, nell’ultimo viaggio in Cina abbia corteggiato un socio vicino alla Bmw per rilevare Termini Imerese. La sopravvivenza e lo sviluppo dei siti siderurgici italiani passa ancora una volta per le multinazionali straniere. Lo dimostrano i negoziati in atto. Dopo le ferie dovrebbe riprendere la trattativa dei franco-indiani di Arcelor per l’acquisto dell’Ilva di Taranto. In dirittura d’arrivo anche l’acquisizione da parte del gruppo indiano Jindal per la ex Lucchini di Piombino. Il gruppo del miliardario indiano Sajjan Jandal potrebbe portare a casa il controllo della società toscana passata da Lucchini, alla società russa della Servestal per finire al tribunale fallimentare dopo il crac del 2012. Limitate alle altre parti più piccole della ex Lucchini, le offerte arrivate a luglio al Mise: Duferco Italia e Feralpi Siderurgica puntano al laminatoio di Lecco; le Acciaierie Venete alla partecipazione del 69,27% del capitale dalla Gsi Lucchini mentre la Steel Mont e la Elti alla sola Vertek Piombino. Per lo stabilimento di Alcoa di Portovesme restano l’interessamento di Glencore (multinazionale anglo-svizzera) ma anche le criticità: l’elevato prezzo dell’energia elettrica e le carenze infrastrutturali. Arvedi, invece, ha firmato il preliminare per l’acquisto dell’acciaieria di Trieste.

Insomma la stagione dei “saldi” è partita. Nel caso di Terni, bisogna mettersi in fretta sul mercato se non si vuole restare con l’invenduto e il deprezzamento di quello che è stato fino ad oggi l’eccellenza dell’acciaio.

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