Ast, Paparelli rassicura: “Risalgono i livelli di produttività, le acciaierie non verranno ceduti”

PERUGIA – “La Regione Umbria ha mantenuto aperto il rapporto con Ast e ci risulta che, visti i livelli di redditività e produttività cui sono risalite, le acciaierie di Terni non verranno cedute”: lo ha detto l’assessore regionale Fabio Paparelli, rispondendo nel question time di stamani in consiglio a un’interrogazione di Raffaele Nevi (Fi) sulle “reali intenzioni della multinazionale tedesca nei confronti della Ast dopo la chiusura del sito Terninox di Ancona”.

“Quando è stato stipulato l’accordo del 2014 – ha ricordato Paparelli – sono stati assunti precisi accordi in sede nazionale: a fronte di 305 mobilità volontarie incentivate è stata mantenuta una struttura basata su due forni un minimo di un milione di tonnellate fuse, 130 milioni di investimenti, parte dei quali destinati alla realizzazione di una nuova linea di laminato a freddo. Ad oggi, visti i risultati conseguiti dall’Ast che ha raggiunto gli obbiettivi fissati ed è tornata in utile, il ministero dello Sviluppo economico ha dichiarato che l’azienda è uscita dall’elenco delle società seguite dallo stesso ministero. In uno degli ultimi incontri dello scorso anno la Thyssen ha riferito che gli obiettivi previsti dall’accordo del 2014 rispetto alle vendite di ‘caldo’, ‘freddo’, forgiati e tubi sono stai raggiunti. Sugli investimenti, nel periodo 2015/2018 sono previsti 172 milioni di euro per la ‘linea 6 Torino’, il tubificio, il recupero e il trattamento delle scorie. Per quanto riguarda la redditività, attualmente in Ast non ci sono produzioni in perdita e si è provveduto a una nuova organizzazione commerciale, tutte le consociate sono state fuse in Ast e l’obiettivo è portare le acciaierie verso la tecnologia industria 4.0”.

Nevi si è detto “completamente insoddisfatto” della risposta data dall’assessore “che – ha sottolineato il capogruppo forzista – in pratica ha letto una nota dell’azienda, che riporta solo gli aspetti positivi. Però l’interrogazione riguardava impegni precisi, in particolare su Titania, Aspasiel, Società delle fucine e l’organizzazione del settore commerciale. Se viene meno la forza, l’autorevolezza, l’autonomia del settore commerciale l’azienda è semplicemente un sito produttivo, cosa che era vista come il male assoluto nell’accordo del dicembre 2014. Non vorrei che nel silenzio più totale si andasse nella direzione che era già prevista dal famoso piano di ristrutturazione pesantemente avversato dall’allora Governo nazionale e che prevedeva appunto che Terni diventasse semplicemente un sito di produzione, e non più un’azienda a tutti gli effetti”.

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