Femminicidi e violenze, la triste escalation dell’Umbria

Ilarietta non è solo l’ultimo numero di una statistica che ieri avrebbe potuto allungarsi ancora. Ilarietta è il simbolo, in questa estate, del punto fin cui può spingersi la gelosia, la delusione di un uomo che non accetta la fine del rapporto. La storia di Ilaria Abbate, uccisa dall’ex compagno, Riccardo Bazzurri, suicida a sua volta, ha commosso forse per la sua giovane età, 24 anni, forse per la lotta disperata per restare aggrappata alla vita (è morta dopo 38 giorni di agonia) o forse perché a finire sotto il tiro della follia omicida è finito anche suo figlio, il piccolo di pochi mesi che ancora lotta contro la morte. Ilaria Abbate a Perugia come Giuseppa Corvi a Terni, uccisa a martellate dal marito che non accettava la separazione, o prima ancora Ofelia Bontoiu, la badante rumena di 28 anni colpita a morte a Guado Tadino dal ex compagno nel giorno della festa della donna, sono le ultime vittime umbre di quel grave fenomeno che per semplificazione si “etichetta” come femminicidio ma che di “semplice” non ha nulla. Solo per un caso ieri l’elenco non si è allungato: un folignate in vacanza, al culmine di una lite, ha sparato al petto alla moglie di 39 anni ferendola gravemente. Ora la donna lotta tra la vita e la morte. Gli ultimi dati sull’incidenza dei femminicidi in Umbria parlano di una trentina di casi negli ultimi dieci anni con un incidenza pari al 4,8 medi annui per milione di residenti.

Se agli omicidi si aggiungono le violenze tra le mura domestiche si comprende la gravità della situazione che investe anche l’Umbria. Basta dare un’occhiata ai numeri. Nel 2003 il Telefono Donna del Centro per le pari opportunità della Regione ha registrato 250 chiamate, 165 a Perugia e 85 a Terni. Nel 2013 le telefonate sono state 630 e quest’anno, nel solo mese di gennaio 117. Al di là del dato nudo e crudo, c’è da ipotizzare che l’incremento delle richieste sia dovuto più a una maggiore consapevolezza delle donne di chiedere aiuto a servizi specializzati piuttosto che a un incremento esponenziale delle violenze maschili.

Le violenze sono di tipo fisico, sessuale o anche psicologico. Proprio riguardo alla violenza sessuale nel 2011 in provincia di Perugia ci sono stati 53 episodi e, nel 2012 leggera diminuzione (46), nel 2013 si arriva a 63 delitti commessi. Nel 2014, fino al 30 aprile scorso, sono stati denunciati 20 episodi di violenza sessuale, uno in più rispetto allo stesso periodo del 2013. Mettendo a confronto il 2012 e il 2013, un anno fa si registrò un incremento del 37%. Confrontando i primi 4 mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013 si registra un + 5,3%.

Nella provincia di Terni invece dal 1 gennaio al 30 aprile 2014 si registra un decremento (-14,3%): si passa da 7 episodi di violenza sessuale del 2013 (stesso periodo) a 6. Nel 2011 in provincia di Terni sono stati denunciati 15 episodi di violenza sessuale, 17 nel 2012, 21 nel 2013. La tendenza del 2014 è da salutare quindi positivamente anche perché nel confronto 2012-2013 si registrò un aumento dei delitti commessi del 23,5%.

Al di là dell’altalena dei numeri resta la necessità di affrontare il problema di petto e trovare una soluzione condivisa tra i diversi soggetti coinvolti. La legge aiuta ma, da sola, non basta a frenare l’escalation.

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