Gesenu, il Cda a Palazzo dei Priori: “Migliorano i conti. Pietramelina? Riapriremo nella certezza di aver superato le criticità”

PERUGIA – Un resoconto a tutto campo di quanto realizzato in questi anni di reggenza. Il presidente di Gesenu Luca Marconi, accompagnato dai consiglieri Alessandra Fagotti e Alessandro Formica, sono stati ascoltati a Palazzo dei Priori dalla Seconda commissione del consiglio comunale. Marconi ha esordito spiegando come al momento del loro insediamento nel Cda aziendale, nel settembre 2014, Gesenu necessitasse di un miglioramento interno e di coordinamento.

Esigenza alla quale si è data risposta nel dicembre 2014 con l’approvazione di un Piano Industriale triennale, per il periodo 2014/2017 che prevedeva l’adozione di un Modello organizzativo, ormai necessario anche per un adeguamento all’attuale normativa, finalizzato ad una riorganizzazione dell’apparato manageriale, alla rotazione e ad un piano di pensionamento dell’apparato dirigente per rendere più efficiente la gestione aziendale, ad un sostanziale mantenimento di livelli di occupazione. Sul piano degli investimenti sugli impianti, lo stesso prevedeva l’attuazione di interventi di revamping a Pietramelina nonché interventi di ammodernamento dell’impianto di Ponte Rio, per un importo complessivo di 16 milioni di euro.

“Tuttavia –ha spiegato Marconi- a novembre 2015 a causa dell’interdittiva antimafia e della conseguente nomina dei Commissari straordinari da parte della Prefettura, nell’esercizio 2015/2016 è stata preclusa di fatto la possibilità di procedere all’attuazione di gran parte del piano stesso e degli investimenti previsti, la cui realizzazione peraltro è subordinata al rilascio da parte della Regione dei titoli autorizzativi necessari, tuttora in fase istruttoria. L’idea –ha specificato- era quella di finanziare parte di questi investimenti con i 40 milioni di euro di crediti siciliani bloccati dal 2007 e riscossi solo ad agosto.” Marconi ha quindi ricordato come i membri del Cda di nomina pubblica abbiano lavorato per far venire meno i motivi dell’interdittiva, mentre, nel frattempo il socio privato Cerroni aveva venduto le sue quote alla società Socesfin Srl della famiglia Paoletti, che ha comportato anche la nomina di un nuovo Cda e di un nuovo Amministratore Delegato di Gesenu. Il provvedimento cautelare nei confronti del Direttore tecnico Sassaroli e l’iscrizione nel registro degli indagati di altri dipendenti dell’azienda ha inevitabilmente portato ad un altro significativo blocco dell’attività e del piano di rilancio, anche in considerazione della messa sotto sequestro di 21 milioni di euro a titolo cautelativo.

“In questo contesto –ha precisato Marconi- abbiamo continuato a lavorare per garantire il servizio e migliorare l’azienda mettendo in atto azioni correttive quali la sospensione dei lavoratori indagati e le dimissioni di Sassaroli, riorganizzando il personale interno, anche con l’istituzione di un audit con funzioni di controllo interno all’azienda. Sono quindi stati nominati un nuovo direttore degli impianti e un nuovo organismo di vigilanza.” Sul piano del bilancio, la relazione rileva che a fine 2015 il valore della produzione e i costi operativi dell’esercizio sono diminuiti rispetto all’anno precedente, a seguito della cessione della partecipata sulle attività in Sardegna alla Società Ambiente Italia. L’utile d’esercizio, tuttavia, risulta in aumento rispetto al 2014, passando da 1.034.269 a 1.416.975 euro. Significativa anche la riduzione dei crediti, a seguito della riscossione, come detto, dei crediti siciliani, di cui restano ancora 13 milioni, che –come hanno confermato i rappresentanti del CdA- hanno permesso di superare la grave situazione di criticità finanziarie della società. Significativa anche la riduzione dell’indebitamento bancario a breve termine, resa possibile proprio grazie al recupero dei crediti suddetti. Rispetto alla situazione finanziaria dell’azienda, insomma, è stato spiegato che l’azienda sta recuperando rispetto al passato, cercando di liberare risorse e di gestire al meglio quelle che ci sono.

D’altro canto –si rileva nella relazione- a seguito dell’interdittiva antimafia e della nomina dei tre amministratori prefettizi sono venute meno alcune commesse private ed è stata preclusa la possibilità di acquisirne di nuove mediante appalti pubblici. Per la consigliera Rosetti, la relazione appare lacunosa in diversi punti e soprattutto non spiega quali indirizzi siano stati dati dall’Amministrazione comunale ai suoi rappresentanti, anche rispetto all’eventuale acquisto delle quote del socio privato da parte dell’ente, né che cosa è stato fatto prima che arrivasse la magistratura- “Per quanto riguarda Pietramelina –ha chiesto Rosetti- quando riaprirà l’impianto, visto che siamo a febbraio e non se ne sa niente?” Alle rimostranze della capogruppo M5S l’avvocato Formica ha spiegato che la relazione è stata redatta sulla base di uno schema previsto e che avrebbe dovuto essere allegato al Regolamento specifico, ma che in realtà non esisteva e non era mai stato utilizzato fino ad ora. “Lo schema –precisa l’avvocato- ci perviene il 30 ottobre scorso dietro esplicita richiesta e sulla base di questo abbiamo redatta la relazione, peraltro in una situazione complessa in continua evoluzione, che ci ha costretti più volte ad interromperla e riprenderla. Fino al nostro arrivo, in realtà, nessuno dei precedenti Cda aveva mai fatto relazioni analoghe” Sulle altre questione poste dalla consigliera Rosetti è invece intervenuto il presidente Marconi che, sottolineando come certe verifiche spettino solo alla magistratura, ha spiegato che le ipotesi di reato al vaglio dei magistrati sono il frutto di tre anni e mezzo di indagini, peraltro con strumenti e tecniche che solo la magistratura ha a disposizione. E’ stato anche spiegato che sugli impianti sono state fatte ben due relazioni da consulenti esterni, una dall’ex assessore all’Ambiente del Comune di Roma Paola Muraro e acquisita direttamente dal Cda di Gesenu e una seconda dall’Ing. Galasso, acquisita dai commissari straordinari, che -in entrambi i casi- non hanno evidenziato difformità o ipotesi di reato come poi sono emerse dalle indagini, ma la necessità di interventi che l’azienda si apprestava a fare quando è arrivata l’interdittiva e con essa la storia più recente.

“Pietramelina –è stato spiegato- è risultata inadeguata e per questo, a scopo cautelativo, è stata chiusa, dopo di che sono arrivate le indagini che hanno fatto emergere relazioni segretate della Forestale con criticità su cui stiamo lavorando ma che, per ora, ci hanno costretto a portare la FOU altrove, altrimenti ci sarebbe stato il rischio di perpetrare un’ ipotesi di reato. Sulla riapertura dell’impianto –ha precisato Formica- credo che sia più opportuno aspettare qualche tempo in più, ma riaprire nella certezza di aver superato le criticità e la possibilità di reiterare un reato.” “Non dobbiamo dimenticare –ha aggiunto l’avv. Fagotti- che su Pietramelina, uno dei presupposti delle indagini è che sia sbagliato il provvedimento autorizzativo dell’impianto e questo ci obbliga a capire preventivamente qual è il perimetro nel quale possiamo muoverci.”

Tutti e tre i rappresentanti hanno, peraltro, ribadito che non è compito del CdA entrare nelle questioni societarie, ma che sono state valutate a fondo tutte le ipotesi per uscire quanto prima dall’interdittiva. “Se vi sono dubbi rispetto ad una vendita fittizia delle quote societarie –ha precisato Marconi, in risposta a sollecitazioni da parte dei consiglieri- l’unica strada è la magistratura. Per quanto riguarda il CdA e in particolare i membri di nomina pubblica la nostra intenzione è quella di risanare un’azienda che è un patrimonio per la città, di dare a Perugia un servizio adeguato, con tariffe adeguate.” Per il capogruppo di Forza Italia Perari -che si è detto preoccupato del fatto che non si tengano in considerazione i risvolti per la città che l’acquisizione di quote societarie da parte di un socio privato può avere, ma se ne prenda semplicemente atto e che su questo ha avuto un acceso confronto con i rappresentanti dell’ente in Gesenu- si assiste ultimamente ad un rilassamento dei costumi anche nella cittadinanza, che deriva dalla confusione che si è generata sulla raccolta differenziata. “Perugia era una delle prime città ad aver attuato la raccolta differenziata –ha detto- e oggi, invece, ci troviamo in questa situazione che non ci fa certo onore.” Delle preoccupazioni che tutta la vicenda potrà avere in termini di costi che i cittadini dovranno sopportare si sono fatti portavoce anche i consiglieri Fronduti (F.I) e De Vincenzi (Gruppo misto), il primo in particolare con riferimento agli incrementi di costo per il trattamento fuori regione della FOU, il secondo soprattutto per il cambio del socio privato e la eventuale presenza di clausole di tutela di quest’ultimo che potrebbero ricadere sulla città. Date le innumerevoli richieste di informazioni e di chiarimenti da parte dei consiglieri i membri del Cda di nomina pubblica si sono comunque resi disponibili ad ulteriori confronti e approfondimenti con i consiglieri stessi.

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