Il gioco d’azzardo si può battere: la Regione “si allea” con Don Ciotti, Tommasi e Stella. Barberini: “Serve impegno collettivo”

L’Umbria alza il tiro contro il gioco d’azzardo e si allea con Don Luigi Ciotti, il calciatore Damiano Tommasi e il giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella.
“Siamo convinti che abbiamo l’opportunità di sconfiggere il gioco d’azzardo patologico”: a dirlo è stato l’assessore regionale alla Salute Luca Barberini, in un incontro dedicato al fenomeno che si è svolto nell’ambito del Festival del giornalismo. Iniziativa promossa dallo stesso Assessorato.
Barberini ha parlato di “fenomeno trasversale che riguarda tutti, uomini, donne, adulti, giovani”. “La sfida – ha detto – può essere vinta grazie agli interventi che si mettono in atto”.
L’incontro si è incentrato sul tema ‘Gioco d’azzardo patologico: una partita persa?’ e si è tenuto nella sala Brugnoli di Palazzo Cesaroni. Sono intervenuti, oltre a Barberini, don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo e Libera, Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori, e i giornalisti Gian Antonio Stella e Matteo Grandi.
Punto di partenza della discussione è stato il nuovo Rapporto epidemiologico sul gioco d’azzardo in Umbria, a cura dell’Osservatorio regionale dipendenze, che evidenzia una diffusione di tutto rilevo dell’abitudine al gioco d’azzardo con circa 10 mila umbri con profilo problematico.
Barberini ha ricordato i dati del fenomeno ma anche la legge regionale in materia, le azioni, i servizi e le campagne di comunicazione attivi in Umbria. “Bisogna però ancora fare i conti – ha aggiunto – con uno Stato che con una mano dà e con una prende tanto”.
E sulla questione dello Stato che “lucra su un terreno, quello del gioco d’azzardo, che tenta di combattere” è intervenuto poi Stella. “Il Ministero della salute – ha detto – è consapevole del problema del gioco d’azzardo tanto che lo definisce patologia sanitaria”. Il giornalista ha poi ricordato che “dei 102 miliardi di euro che vengono buttati nel gioco d’azzardo allo Stato finisce una percentuale irrisoria e tutto questo però devasta anche l’idea del risparmio delle famiglie che ha da sempre caratterizzato la nostra società”.
Tommasi, da sempre molto sensibile a questi temi, ha quindi evidenziato che “lo sport è tutto l’opposto della scommessa sportiva” e che anche quest’ultima “è gioco d’azzardo al contrario di quanto si possa pensare”.
A mettere l’attenzione sulla sofferenza “non solo dei giocatori ma anche delle famiglie e della società che viene illusa da scorciatoie di questo tipo” è stato don Luigi Ciotti, il quale ha pure evidenziato la presenza della criminalità organizzata nei giochi legali e illegali. “Sono 12 mila – ha ricordato – le persone che in Italia frequentano centri di recupero ma si stima siano un milione e 700 mila quelle fortemente a rischio dipendenza”. Un fenomeno “destinato a crescere” quindi per don Ciotti, secondo il quale “i passaggi legislativi fatti finora non sono sufficienti”.
“Insieme allo spaccio di stupefacenti – ha sottolineato ancora don Ciotti – è l’affare più lucroso che riesce a rimpinguare le casse delle cosche. Le mafie fanno grandi guadagni anche dal gioco legale, inserendo propri uomini nelle organizzazioni delle concessionarie di macchinette da gioco e nelle compagnie delle scommesse”

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