Ospedale di Gubbio – Gualdo, Barberini: “La struttura non avrà riduzioni”

GUBBIO – Nessuno toccherà l’ospedale. Lo ha ribadito l’assessore regionale alla Sanità, nel corso del question time di ieri, interrogato dai consiglieri regionali  Andrea Smacchi (Pd) e Roberto Morroni (FI) hanno presentato due interrogazioni distinte, ma analoghe, circa il “nuovo modello organizzativo della rete regionale dei servizi di diagnostica di laboratorio che non tiene in giusta considerazione le peculiarità della struttura ospedaliera di Branca e la sua principale caratteristica di ospedale sede di Dipartimento emergenza ed accettazione (Dea), che in quanto tale necessita di un laboratorio operante h24”” (Smacchi) e circa il “ridimensionamento del funzionamento del laboratorio dell’Ospedale di Gubbio-Gualdo Tadino, Morroni ha chiesto di sapere “in base a quali criteri è stato deciso, considerato che il medesimo nosocomio ha visto incrementare il numero delle prestazioni sanitarie erogate e la sua attrattività di pazienti anche da fuori regione”..

Smacchi ha ricordato che “con la delibera di Giunta del 10 settembre scorso che è incentrata su una serie di incisivi interventi di riorganizzazione della medicina di laboratorio, la Giunta sceglie sostanzialmente di adottare un modello organizzativo che si sviluppa attraverso una rete di più centri collegati tra loro in rete. Nell’ambito di questo nuovo modello, però, si prevedono centri ove verranno eseguiti esami di notevole complessità con l’utilizzo di tecnologie ad elevato costo (Hub) e altri centri (Spoke) collegati in rete ai primi, dove si svolgeranno esami diagnostici di base e si forniranno risposte rapide ai pazienti ricoverati e a coloro i quali ricorreranno al Pronto soccorso. In questo nuovo assetto – ha detto Smacchi – desta stupore e disappunto l’individuazione dell’ospedale di Gubbio-Gualdo come centro Spoke collegato in rete a quello di Città di Castello, individuato invece come centro Hub di primo livello. Non si comprende la ratio di questa classificazione perché, accanto alla ottimizzazione e razionalizzazione dei costi, in ogni modello organizzativo si deve tenere sempre ben presente l’efficienza e la puntualità dei servizi prestati. Caratteristiche, queste ultime, che potrebbero essere penalizzate visto che nei centri Spoke è prevista una presenza attiva nelle 6/12 ore e non più nelle 24, senza contare che i dati relativi al volume delle prestazioni svolte nei laboratori di Branca e di Città di Castello dimostrano innegabilmente come le due strutture siano pressoché  sovrapponibili”.

Roberto Morroni ha ricordato che “il funzionamento del laboratorio dell’Ospedale di Gubbio-Gualdo Tadino è garantito per 24 ore al giorno al pari dell’Ospedale di Città di Castello, e che l’Ospedale di Branca è sede di un Dipartimento di emergenza ed accettazione (Dea) di 1° livello, così come quello di Città di Castello. Presso l’Ospedale di Branca – ha rimarcato -, anche a seguito del miglioramento del collegamento stradale con il capoluogo di regione, è aumentata sensibilmente l’erogazione di prestazioni sanitarie per la popolazione non residente nel comprensorio di riferimento. Morroni ha rimarcato “l’incremento costante del flusso di pazienti provenienti dal vicino territorio marchigiano e che “il Direttore generale della USL n. 1 ha dichiarato, recentemente, che i risultati raggiunti nel 2018 dall’Ospedale di Branca sono ottimi, con un aumento delle prestazioni per circa 2 milioni di euro e con un trend in crescita”. Il capogruppo di Forza Italia non ha mancato però di sottolineare che “nella deliberazione della Giunta regionale n. 971 dello scorso mese di settembre (riorganizzazione della Rete regionale dei servizi di diagnostica di laboratorio) è stato previsto, per l’Ospedale di Gubbio-Gualdo Tadino, la riduzione del funzionamento del laboratorio da 24 ore giornaliere a 6 o 12 ore giornaliere, secondo quanto disposto dalla direzione aziendale. Nella medesima deliberazione è prevista anche la sospensione delle assunzioni di personale per i laboratori individuati quali centri SPOKE, come nel caso dell’Ospedale di Branca. Queste decisioni della Giunta – ha detto Morroni –  determinano, tra l’altro, un ridimensionamento della funzionalità del laboratorio del nosocomio eugubino-gualdese, tanto da far sorgere la preoccupazione circa eventuali ripensamenti da parte della Regione della sua natura di Ospedale Dea”.

L’assessore Luca Barberini ha risposto che si tratta di un “tema sentito dalla comunità regionale che nasce però da errate valutazioni ed equivoci. La delibera di riorganizzazione dei servizi diagnostica di laboratorio, vale a dire il nuovo modello organizzativo che viene individuato in questa fase, ma non applicato, nasce e trae origini anche da due precedenti delibere della Giunta (2008 e 2014), ma voglio sottolineare che questa riorganizzazione non è facoltativa, ma obbligatorio applicarla alla luce degli adempimenti definiti nell’accordo Stato-Regioni del 23 marzo 2011 contenenti criteri per la riorganizzazione delle reti di offerta diagnostica di laboratorio. Siamo una delle poche Regioni che non ha ancora riorganizzato questi servizi, tenendo conto di queste linee guida che non hanno una valutazione politica, ma prettamente tecnica. Alla luce delle linee guida in questione, ad esempio, l’Emilia Romagna ha messo in atto un laboratorio Hub con 1milione200mila abitanti e la Lombardia con oltre 1milione300mila abitanti. La logica è quella di innalzare il livello qualitativo delle prestazioni della diagnostica laboratoriale cercando di aumentare il numero delle attività che vengono concentrate in determinati luoghi, cercando di efficientare il sistema. L’accordo del 2011, se non venisse correttamente applicato, determinerebbe una inadempienza della Regione presso il tavolo di monitoraggio nazionale del Ministero della Salute, circa l’erogazione dei ‘Lea’. L’inadempienza determinerebbe non solo un peggioramento della valutazione qualitativa del nostro servizio sanitario regionale, ma potrebbe anche determinare una contrazione, anziché un incremento, stante il mancato raggiungimento degli obiettivi, del fondo sanitario che viene assegnato annualmente ad ogni singola Regione. Nelle comunità del territorio in questione, rispetto alla deliberazione, viene commesso un errore concettuale cioè, se non ho un laboratorio per l’attività esterna, automaticamente si pensa ad una riduzione qualitativa e depauperamento del presidio ospedaliero che non effettuerà più servizi diagnostici per il territorio. Questa delibera non va minimamente ad incidere sulla rete dell’emergenza/urgenza di primo livello. L’ospedale di Gubbio-Gualdo Tadino resterà anche nel redigendo piano sanitario un ospedale perfettamente inserito nella rete di emergenza/urgenza. Con un atto tecnico e politico si sottolinea che in ogni ospedale, sede di pronto soccorso e degenza per acuti ed in particolare della rete emergenza/urgenza il laboratorio resterà aperto h24 per 365 giorni l’anno. Quindi, sotto questo aspetto, l’ospedale di Gubbio e Gualdo Tadino non avrà alcuna riduzione. È stato anche detto che ospedali dell’emergenza urgenza dove insistono centri specialistici di riferimento  regionale dovranno ulteriormente potenziati anche in relazione ai servizi laboratoriali. Nel caso specifico, l’ospedale in questione è centro di riferimento regionale della fibrosi cistica e pertanto, per quanto attiene all’attività di laboratorio diagnostica all’interno della struttura, sarà accresciuto proprio in virtù della presenza di questa attività. L’attuazione del progetto non sarà immediata ed andrà realizzato sulla base di precise linee guida nazionali e siamo tra le poche Regioni a cui non è stata data ancora attuazione. Vorremmo mettere insieme laboratori presenti in Umbria che abbiano una determinata massa critica e che abbiano strutture hardware e software che permetta una circolazione in rete di tutta l’attività di diagnostica. Sulla base di alcune simulazioni questo modello permette di risparmiare oltre 3milioni500mila euro l’anno. È garantito che il cittadino avrà la massima tempestività, qualità ed assistenza”.

Nella replica, Smacchi ha detto di accogliere con favore le rassicurazioni e le garanzie fornite dall’assessore. “Sia a Gubbio che nel territorio dell’Alto Chiascio – ha puntualizzato però l’interrogante – la domanda è se la delibera verrà ritirata o modificata. Dal punto di vista tecnico vedremo cosa accadrà. Non mi convince un fatto: una delibera di settembre 2016 con la quale l’Asl Umbria 1 acquisisce per circa 1milione782mila euro dispositivi    POCT (Point-of-Care Test) e relativi reagenti, cioè quanto dovrebbe essere messo nei Pronti soccorso in sostituzione dei tecnici di laboratorio. Su questo saremo molto vigili perché vogliamo capire bene se questo atto è conseguenziale a quella delibera”.

Morroni ha sottolineato che “da quanto ascoltato arriva sostanzialmente la conferma di quanto era emerso nei giorni scorsoi a seguito della sollevazione unanime e compatta che si alzata nel territorio. La Regione parla attraverso gli atti, quindi la delibera in questione, se le volontà sono altre, va riconsiderata e deve contenere esplicitamente aspetti che fughino definitivamente i timori oggettivi suscitati. Se dovesse permanere la classificazione di Spoke per il laboratorio analisi di Branca, il servizio è h6 oppure h12 su scelta del direttore generale. Quindi quanto ascoltato porta ad un accrescimento dei dubbi perché non viene apportata la chiarezza necessaria”.

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