Partito democratico, parla il neosegretario Bocci: “Voglio un partito che pensi ai contenuti, ecco come”

*Dal Messaggero dell’Umbria

Una vittoria per chi e per arrivare dove?

Sono stato eletto segretario regionale, ma la vittoria è di tutto il Partito Democratico che ha messo in campo energie, impegno, dedizione degli iscritti, che hanno ben compreso che il 16 dicembre si giocava una partita decisiva per la storia di questo Partito. La grande partecipazione degli aderenti e dei cittadini ha ridato fiducia, ha stimolato una nuova presenza che adesso deve tradursi in un nuovo progetto politico, pronto a raccogliere le esigenze di quelle fasce sociali che la crisi ha impoverito e disorientato, con particolare attenzione ai giovani,  al lavoro, all’ambiente. La fiducia che ho avuto sarà per me stimolo a ricostruire il senso di comunità sia all’interno del Partito che del territorio regionale in una prospettiva di partecipazione e valorizzazione di tutte quelle energie che hanno voglia di impegnarsi, di non rassegnarsi a subire anche in Umbria, terra di tradizioni democratiche, solidali e internazionali,  ideologie radicali che dividono e impauriscono le persone, ma non offrono futuro e speranza.

Come si traduce la fiducia che ventimila persone hanno avuto nel PD?

Il Partito Democratico, nato per unire le grandi tradizioni politico-culturali del secondo dopoguerra, ha rappresentato una vera novità con l’ambizione di riannodare i fili dispersi delle grandi ideologie novecentesche. Solidarietà, economia sociale, difesa del lavoro, uguaglianza giuridica, pari opportunità, sono stati alcuni dei grandi temi che, innestati sulla tradizione, il partito ha cercato di rendere attuali in una società molto diversa. Certamente la crisi mondiale ha reso più difficile la realizzazione dei suoi obiettivi politici. Tutti i partiti della sinistra europea, di fronte a questo nuovo scenario, sono entrati in una profonda crisi che rischia di consegnare l’Europa a una deriva sovranista e populista, anticamera della sua dissoluzione. Il Pd dovrà utilizzare la fiducia delle persone delle primarie diventando opposizione seria in Parlamento e elemento di coagulo nei territori delle forze vive e sane che non si arrendono ad una deriva populista e antieuropeista.

Tempi di elezioni: a Perugia un candidato è stato già deciso prima del segretario, è la strada giusta?

Non solo la strada, ma è stata anche la scelta giusta. Perugia merita un candidato di alto profilo, autorevole se vuole uscire dalla solitudine dell’ordinaria amministrazione e provare a coltivare di nuovo l’ambizione di essere dentro il circuito delle città più importanti d’Europa, recuperando la dimensione internazionale che ha perso. Se non si fa in fretta il rischio che corre Perugia è lo scivolamento verso un provincialismo con il fiato corto. Continuo a pensare che l’immagine più positiva e bella che si possa costruire di Perugia è quella di una città delle opportunità e delle relazioni. Opportunità di lavoro, di qualità della vita e di buoni servizi. Relazioni con le città capitali di paesi europei, più consone alla storia di questa città. Il presente rischia di archiviare questa storia e di non intercettarne il futuro. Per questo penso che la figura di Giubilei potrà rilanciare questa ambizione.

Tempo di elezioni, ma anche di rimpasti, visto che per il traguardo della Regione bisognerà attendere il 2020?

I partiti non devono occupare le istituzioni e viceversa. Tutto ciò che ruota intorno alla Regione è di competenza della Regione e non del segretario del Pd. Al Pd compete semmai di spronare e pungolare in quest’ultimo anno e mezzo di legislatura la maggioranza ad accelerare su alcune priorità, provando a fare scelte coraggiose, capaci di affrontare alcune criticità della comunità regionale. Penso all’emergenza lavoro, con un occhio particolare ai giovani e alle donne, penso a nuove tutele sociali per le fasce più deboli, ad un sistema sanitario capace di garantire scelte dettate dal merito e dalla competenza. Ad una maggiore attenzione al mondo della scuola e dell’università. Ci sono poi aree di crisi, come la fascia appenninica, il Trasimeno, l’Orvietano, lo Spoletino, che meritano uno sforzo straordinario perché lì la crisi si è fatta sentire più duramente.

Chi saranno i vicesegretari?

Proporrò più di un vicesegretario, per favorire un lavoro collegiale del partito, investendo molto su una nuova classe dirigente che dovrà spendersi sin da subito in quel processo di ricambio generazionale che ritengo fondamentale per il futuro del Pd. Scelte che saranno determinate esclusivamente da competenza, conoscenza e passione politica, elementi imprescindibili se si vuole recuperare credibilità e autorevolezza. 
Gli obiettivi che mi sono dato sono la riorganizzazione della casa dei democratici allargandola alla società civile e una forte impronta progettuale che affronti le più grandi questioni che l’Umbria si trova di fronte, attraverso una ampia e motivata partecipazione da parte dei territori e da chi li vive.

Una vittoria nel segno dell’unità, ma già ci sono delle scaramucce in atto, sia a Terni che in consiglio regionale.

L’unità è stato la richiesta più forte che ci è arrivata dagli elettori delle primarie di domenica. Accetterò all’interno del partito solo proposte diverse per risolvere i problemi della regione e della gente. Il compito del partito sarà quello della mediazione, sempre però avendo presente che la nostra storia ci impone di privilegiare il mondo del lavoro, della scuola, dell’università mettendo i giovani e le fasce più colpite dalla crisi al primo posto. I personalismi, le carriere individuali non avranno spazio.

Il Cardinal Bassetti annuncia la necessità dei cattolici di impegnarsi in politica, neanche due settimane dopo nel PD vince un uomo di area cattolica, c’è un nesso?

Il cardinal Bassetti, vescovo esemplare dell’era del pontificato di Papa Francesco, con il suo appello, ha certamente colto il malessere generale dell’associazionismo, dei laici, della chiesa italiana,  per la deriva individualista, egoista e a tratti razzista dell’attuale politica del governo. Non escludo dunque che alcuni cattolici, che sono andati a votare alle primarie del 16 dicembre, abbiano colto l’occasione offerta dal Partito Democratico per esprimere il loro dissenso rispetto a questa deriva e incoraggiare questo partito a intraprendere in modo deciso la via dell’opposizione e dell’alternanza. Non credo invece che l’appello del Cardinale sia stato un incoraggiamento alla costruzione di un partito di cattolici. I tempi ormai non sono più adeguati e del resto credo che, stante l’attuale quadro politico, i cattolici italiani possano trovare il riferimento nel Partito Democratico, portatore da sempre di quei valori che il pontificato di Papa Francesco ha messo in modo prioritario nella propria agenda.

Inutile nasconderci, le ultime elezioni sono state un fallimento: cosa non commettere assolutamente alle prossime.

Certo ci sono stati errori da parte del Partito Democratico che a volte è apparso troppo legato e  interessato al destino di corpi sociali già forti, troppo sbrigativo nel considerare superati diritti, soprattutto nel mondo del lavoro, frutto di decenni di conquiste, superficiale nell’analisi del fenomeno migratorio, sottovalutando, anche involontariamente, le paure sulle quali si sono costruite le fortune della destra. Ecco la fiducia che ventimila umbri hanno riposto nel Partito Democratico dovrà essere tradotta in una capacità di ascolto, di interpretazione delle necessità, di costruzione di un rinnovato progetto politico, attento a mettere in equilibrio sviluppo, crescita, lavoro e  giustizia sociale.

In Umbria siete stati molto più bravi per eleggere il segretario, rispetto al nazionale. Come vi posizionerete?

L’ambizione è che questa vittoria sia di esempio anche a livello nazionale; l’Umbria in questa fase può diventare un vero laboratorio politico del centro-sinistra italiano che deve dimostrare di saper stare unito, di mettersi all’ascolto, con umiltà, dei problemi delle persone, di essere capace di costruire un’alternativa credibile e seria all’attuale governo del Paese che sempre più sta assumendo i tratti del dilettantismo, dell’approssimazione che penalizzerà nel breve e medio periodo soprattutto le fasce sociali più esposte agli effetti della crisi.

Quanto al congresso nazionale, credo che l’Umbria, non necessariamente compatta, saprà scegliere il candidato che meglio interpreterà questo percorso di rinnovamento e di nuovo rapporto con il territorio e con i ceti sociali di riferimento.

 

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