Questione mense a Perugia, la Cgil: “Cuoche e addette, assenti dalla discussione”

PERUGIA – Le cuoche e gli addetti tutti al sevizio mense di Perugia non ci stanno ad essere i grandi assenti nella discussione che da giorni impazza su tutti i giornali in merito al braccio di ferro fra il comitato dei genitori e la giunta comunale della città.

La discussione in questione verte sulla richiesta da parte dei genitori degli alunni delle scuole di Perugia di poter mantenere la possibilità di acquistare, tramite i comitati mensa, le cosiddette “derrate alimentari”. Il Comune invece mantiene ferma la sua posizione di appaltare a ditta terza anche questa ultima parte del servizio.
Tre anni fa il servizio in questione venne per la prima volta esternalizzato, salvo appunto l’acquisto delle derrate alimentari, e dato in gestione a privati. Grande fu allora lo sgomento degli addetti al servizio, che si ritrovarono, alcuni dopo decenni di lavoro, a dover passare alle dipendenze di un gruppo di cooperative con una notevole diminuzione di ore nel loro contratto, con più carichi di lavoro e al contempo una diminuzione di stipendio.
La battaglia, fu lunga ed a tratti feroce, ma a nulla valsero le proteste. Malgrado ciò, per anni tutti i cuochi, le “scodellatrici” o i semplici aiutanti, hanno mandato avanti il servizio, mantenendo un alto profilo di qualità. Per fare il punto della situazione un’assemblea presso i locali della Cgil di Perugia.
“Queste lavoratrici – si legge in una nota della Cgil – hanno fatto in modo che malgrado il peggioramento delle proprie condizioni, nessuno si sia accorto del cambio di gestione delle mense. I bambini hanno continuato ad avere un ottimo e puntuale pasto, esattamente come succedeva prima, quando era lo stesso Comune a gestire il servizio.
Viene da sé che non può bastare comperare cibo di ottima qualità o a “km zero”, controllato da un comitato di genitori o acquistato direttamente da terzi, se chi cucina non lo fa con competenza, dedizione ed in questo caso, trattandosi di bimbi, con amore”.
La Cgil osserva che “un eventuale cambio del capitolato di appalto, con annesse le derrate alimentari (magari non trattate come avviene oggi), o la sostituzione dei piatti di plastica con piatti di coccio, apporterebbe un aggravio di compiti per i lavoratori, che non potrà essere sostenuto, visto il già risicato tempo in cui sono costrette a cucinare le lavoratrici”.
“Ci si aspetta quindi – conclude il sindacato – che, mentre si discute su “derrate alimentari su o derrate alimentari giù”, le due parti, il Comune ed il comitato genitori, si concentrino su come strutturare il capitolato di appalto, in modo che sia sostenibile sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista della qualità delle materie prime, ma soprattutto sostenibile dal punto di vista di chi alla fine il pasto lo deve cucinare e servire ai bambini. Non facciamo come al solito, che il tutto venga scaricato sui più deboli, i lavoratori ed in questo caso i lavoratori in appalto”.

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