Sicurezza in Umbria, meno reati ma tendenza all’infiltrazione

PERUGIA – Calano i reati, ma le infiltrazioni mafiose non mollano, come testimoniano le inchieste. E’ questa, in sintesi, la fotografia dell’Umbria tracciata dal report del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno sul 2016. Nell’anno appena trascorso sono stati 3.807 i delitti in meno commessi, scesi del 12 per cento e andando dunque a consolidare una tendenza che va avanti dal 2014. Meno omicidi volontari, 11 rapine in meno, 11 in meno quelle in abitazione così come quelle in banca. Scendono i furti, salgono solo le estorsioni.

Il Rapporto evidenzia la scarsa incisività della criminalità locale, alla quale si affianca però una tendenza all’infiltrazione, dovuta dalla posizione centrale nel territorio nazionale, con vie di comunicazione e un panorama economico con molte piccole aziende. In questa situazione si sono stabilite in Umbria molte famiglie campane o calabresi. La presenza di case di reclusione ad alta sicurezza ha favorito lo stabilirsi anche di parenti di detenuti e, nel corso del tempo, elementi contigui alla criminalità hanno cercato di infiltrarsi nel tessuto economico

Dalle inchieste si è appurata la presenza di fiancheggiatori alla Camorra, nello specifico dei sodalizi di Fabbrocino e Puca. Per la ‘Ndrangheta si parla dei clan Farao – Marincola di Cirò, documentata dettagliatamente dall’inchiesta Quarto passo. Perugia si conferma poi attiva nel traffico di droga. Su Perugia stessa tendenza regionale: calano tutti i delitti, tranne le rapine in strada, passate da 91 a 112.

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