Sisma di Spina, Marini: “Per la ricostruzione mancano ancora soldi”

PERUGIA – Ricostruzione di Spina di Marsciano al centro del question time di Palazzo Cesaroni. Ad interrogare la giunta è stato il consigliere regionale Claudio Ricci, che ha rilevato che per la ricostruzione pesante e il piano di recupero di Spina, a seguito del sisma del 2009, manchino ancora 40 milioni di euro. “Esistono inoltre problemi autorizzativi generati dalla Sovrintendenza che bloccano i cantieri”. A rispondere è stata direttamente la presidente della Regione, Catiucia Marini, secondo cui  “la Regione ha esercitato pienamente il suo ruolo utilizzando i primi 15 milioni delle risorse dell’emergenza anche per accantonare fondi per la ricostruzione leggera. Successivamente abbiamo adottato due leggi regionali con cui per due anni consecutivi, nel 2012 e nel 2013, sono stati reperiti circa 10 milioni di euro attraverso l’accisa sulla benzina. Il Governo nazionale, grazie anche all’iniziativa dei parlamentari della nostra regione, ha stanziato ulteriori fondi per 35milioni di euro. La ricostruzione leggera è completamente conclusa mentre quella pesante è stata avviata, nei limiti dei finanziamenti disponibili che vedono una priorità sulle abitazioni principali, su alcuni beni culturali e su alcune infrastrutture pubbliche”.

“Sul Pir del borgo di Spina – ha proseguito la Marini –  tutti i progetti hanno dovuto ottenere il nullaosta ambientale, con un aumento anche dei costi a seguito delle prescrizioni della Sovrintendenza. Costi che ricadono principalmente sulle famiglie e sui cittadini. Dal Comune di Marsciano sono in corso il rilascio dei titoli abilitativi edilizi, completi anche delle autorizzazioni ambientali, quindi risultano di fatto adempiute le prescrizioni. In mancanza del rilascio delle concessioni contributive da parte del Comune di Marsciano non si può capire se lo stanziamento disposto per il Pir-edifici privati sia sufficiente ad assicurare la totalità degli interventi. Tuttavia potremmo stimare che le risorse siano sufficienti a coprire l’intero fabbisogno. Rimangono da finanziare gli interventi di ricostruzione pesante che non siano abitazioni principali e attività produttive parzialmente sgomberate. E restano da finanziare alcune opere pubbliche e alcuni beni culturali danneggiati: per questo servirà una iniziativa dei nostri parlamentari per arrivare a una seconda fase aggiuntiva di finanziamento”.

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