“Situazione occupazionale umbra allarmante e senza ripresa”: la preoccupazione della Cgil di Terni

TERNI – Una situazione lavorativa preoccupante in tutta l’Umbria, quella dipinta dalla Cgil di Terni e supportata dai dati Ires/Cgil Umbria, sui dati Istat.

Da un netto aumento di lavoro dal 2004 al 2008, considerato tra l’altro un periodo di crisi pesante, dal 2008 ad oggi gli occupati sono in discesa.

Si è passati dai 90,232 lavoratori a Terni del 2008, agli 86,168 del 2017.

Anche a livello regionale la situazione non migliora. In Umbria si è passati dai 207,211 occupati maschi del 2008 ai 197,389 del 2016.

Nella sede della Cgil di Terni, sono il segretario generale Attilio Romanelli e Mario Bravi, presidente dell’Ires Cgil regionale ad evidenziare il focus sul lavoro e sull’occupazione.

“Preoccupanti i dati sul manifatturiero, dove si sono persi negli ultimi anni circa 2000 posti di lavoro. Attenzione anche ai “lavori di servizi” – spiega Romanelli. Se 358.000 persone hanno un lavoro, circa 240.000 di queste sono impiegate nel mondo dei servizi, quindi di appalti. Un fattore che ha aperto un vero e proprio cratere su cui occorre andare a fondo”.

“Sul manifatturiero – chiede a gran voce il segretario generale – chiediamo attenzione e monitoraggio, rifiutando il massimo ribasso per l’aggiudicazione degli incarichi e guardando invece alle professionalità per non perderle”.

Altro tema affrontato dal sindacato ha riguardato l’area orvietana del settore agricolo. “Ad Orvieto si registra il maggior numero di occupati in agricoltura di tutta l’Umbria. Le specialità della città sono state inserite nel fascicolo prodotti DOC. Terni invece? La città non è stata inserita in questa grande opportunità di riconoscimento. Pensando all’olio, al vino e alle altre eccellenze territoriali, non andrebbe sprecata questa opportunità”.

Per quanto riguarda il riconoscimento di Terni-Narni come area di crisi complessa per il segretario della Cgil di Terni, Attilio Romanelli: “Non vorremmo che l’occasione andasse sprecata per la mancanza di una regia e di una progettazione chiara da parte delle istituzioni. Per questo – ha aggiunto Romanelli – abbiamo chiesto con insistenza di effettuare una mappatura dei reali bisogni del sistema produttivo ternano, con particolare attenzione, ad esempio, alla questione ambientale e alla logistica, ma al momento non ci sembra di riconoscere una strategia complessiva che scongiuri il rischio di una distribuzione di risorse non realmente legata agli obiettivi fondamentali di creazione di buona occupazione e nuovo sviluppo del territorio”.

Anche a detta dell’altro segretario, Mario Bravi, i dati non sono rassicuranti. “Occorrono politiche economiche differenti. In Italia il 26% dei lavoratori ha un contratto a tempo indeterminato. In Umbria questo indice scende al 19%. In discesa anche la spesa media per le famiglie italiane: si è passati dau 2335 euro del 2015 ai 2250 del 2016”.

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