Terni, famiglia perde il lavoro perché coinvolta in un giro di prostituzione: la Corte d’appello ribalta la sentenza

TERNI – Ribaltato in Corte d’Appello a Roma il verdetto con il quale, in primo grado, una coppia di giovani era stata pesantemente condannata, rispettivamente, a 9 anni di reclusione e 50mila euro di multa e 7 anni di reclusione e 42mila euro di multa.

Nell’ambito di un procedimento che ha interessato le Procure di Viterbo, Terni e Roma, i due giovani coniugi erano accusati di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, in concorso con una terza persona, di giovani ragazze, tra cui una minorenne, con l’aggravante del vincolo di parentela e uso di arma clandestina. Una vicenda che aveva coinvolto i due giovani dopo la perdita del lavoro di lui e la conseguente necessità di far fronte alle spese familiari.

La Corte d’Appello penale di Roma III Sezione (la più rigida e intransigente, basti pensare che nella stessa mattinata su dodici precedenti udienze aveva confermato in altrettanti casi le condanne in primo grado) ha ridotto le pene rispettivamente a 3 anni e 8 mesi ed a 3 anni e 4 mesi con il solo obbligo di firma. In pratica, i due potranno essere affidati in prova al servizio sociale e godere della liberazione anticipata.

La Corte ha accolto la tesi dei difensori della coppia, l’avvocato Luca Sbardella del Foro di Spoleto e l’avvocato Luca Gambero del Foro di Roma, circa l’insussistenza dell’associazione a delinquere, annullando le aggravanti del vincolo parentale e della minore età per uno dei due coniugi.

Soddisfazione dei legali per aver sovvertito e ridotto le iniziali condanne, rispettivamente di due terzi e di un terzo, per la coppia, che in primo grado, con la precedente difesa, aveva scelto il rito abbreviato.

La più favorevole sentenza d’Appello è frutto della minuziosa ricostruzione dei fatti effettuata dai due legali attraverso attività investigativa, in particolare presso Western Union e Atlassib, oltre che presso Inps e autorità consolari, che ha permesso di tracciare spostamenti di denaro e proventi prevalentemente leciti, derivanti da investimenti all’estero effettuati dai coniugi, tali da escludere la sussistenza del vincolo associativo.

Nonostante la soddisfazione per l’esito del verdetto, i legali Luca Sbardella e Luca Gambero, in attesa delle motivazioni della Corte, preannunciano comunque un possibile ricorso per Cassazione al fine si ottenere l’assoluzione di almeno uno dei coniugi, se non di entrambi, attesa la censura su audizione protetta della minore e sulla legittima acquisizione delle intercettazioni telefoniche.

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