Terni, protesta del comitato contro il nuovo inceneritore: “Pronti al ricorso al Tar”

TERNI – Un centinaio di persone si sono ritrovato sotto la sede dell’Azienda sanitaria locale per protestare per la probabile e possibile riapertura dell’impianto di Terni Biomassa, all’indomani dell’audizione dell’assessore regionale Fernanda Cecchini nella Seconda commissione di Palazzo Cesaroni. Lunedì infatti si terrà la Conferenza dei servizi per la richiesta di Autorizzazione di Impatto Ambientale che potrebbe sancire la definitiva riaccensione. Presidio organizzato dal Comitato “No Inceneritori” e che ha visto la presenza anche di esponenti del Movimento cinque stelle come il consigliere regionale Andrea Liberati e Thomas De Luca.

Il comitato ha sottolineato un buco, il fatto che l’Asl non abbia mai prodotto un documento dal valore scientifico sulla situazione epidemiologica del Ternano. “La Regione non può lavarsene le mani – ha detto Fabio Neri, del comitato – e sostenere che la questione è solo tecnica. Qui il tema è anche politico, questo è evidente”. Quindi le prossime iniziative: un esposto collettivo contro le Asl e un ricorso al Tar.

Sulla commissione di ieri a Palazzo Cesaroni non sono mancate comunque le prese di posizione. Se il presidente Eros Brega (Pd) ha chiesto un “percorso comune” che possa tutelare i cittadini, Andrea Liberati (M5S) ha parlato di audizione “surreale”. “In merito all’eventuale autorizzazione regionale – spiega l’esponente pentastellato -, l’assessore all’Ambiente, Fernanda Cecchini, si
è infatti affrettata a declassare tale infausta ipotesi a decisione ‘eminentemente tecnica’, appellandosi al burocratese della normativa. La Giunta Marini ha fatto così, ancora una volta, il gioco dei padroni della ‘monnezza’”.

“Come se non esistessero già evidenze scientifiche dell’incidenza sanitaria degli inceneritori sulle popolazioni interessate – sottolinea Liberati – e come se non esistesse già un’ampia letteratura proprio su Terni, l’assessore Cecchini si è limitata glacialmente a ricordare che l’impianto fu autorizzato a suo tempo dagli Enti Locali, senza minimamente far cenno al fatto che, all’epoca, non c’era lo Studio Sentieri che certifica definitivamente la gravità della situazione della Conca, non a caso uno dei
Sin (Siti di interesse nazionale) più pericolosi d’Italia. Inoltre  – aggiunge – non era stato predisposto il monitoraggio delle diossine da parte del Ministero della Salute ASL, curato appena tre anni or sono, con allevamenti di polli da uova, situati soprattutto in zona di massima ricaduta del polo di incenerimento, distrutti (ben 5 su 20) nel silenzio omertoso delle Istituzioni.

Liberati aggiunge che “mentre si attende ancora il parere di ASL 2, in passato troppo spesso assente alle Conferenze dei Servizi, tra breve leggeremo attentamente la relazione Arpa-Umbria. L’assessore ha infatti asserito che, pur senza conoscerne i contenuti, tale report sarebbe già pervenuto agli Uffici. Auspichiamo allora che, specialmente sul tema inceneritori, il direttore ARPA Umbria, Walter Ganapini, sia coerente con quanto ha sempre sostenuto, nonché conseguente con quanto dichiarato pubblicamente l’estate scorsa quando affermò: “L’area vasta Conca Ternana può essere definita sensibile alla luce delle criticità ambientali e sanitarie e necessita certamente di ulteriori approfondimenti conoscitivi circa tali criticità e le relazioni complesse che tra loro intercorrono, al fine di pervenire ad una aggiornata valutazione ambientale e di esposizione al rischio relativamente a proposte progettuali da cui derivino altri potenziali effetti emissivi, addizionali rispetto a quelli descritti, tali da deteriorare la situazione attuale della Conca”. Il capogruppo M5S di Palazzo Cesaroni rileva ancora che  a proposito di “effetti emissivi addizionali”, l’assessore non ha risposto a due “specifiche” domande del M5S”: “quali misure sono state adottate e quali verifiche su tale impianto, e quanto si conosce del quantum incrementale inquinante di tale impianto”. Rispetto a questi due quesiti Liberati registra un “silenzio assordante” e si chiede se “si vuol forse far credere che un inceneritore purifichi e migliori la qualità dell’aria. E – aggiunge – non si è levato verbo nemmeno sul pericolo di alimentare le ecomafie, rischio implicito per simili impianti, né l’assessore ha parlato dei procedimenti giudiziari aperti proprio contro la massima dirigenza di Terni Biomassa, la stessa azienda che, dopo esser stata recentemente raggiunta da avvisi di garanzia per numerose violazioni ambientali, oggi avrebbe l’ardire di pretendere l’autorizzazione al fine di bruciare plastiche e altre schifezze nel suo camino di Maratta”.

“Ecco allora – conclude Liberati – che l’economia circolare, in Umbria, resta una chimera, un’espressione buona da spendere per seminari e convegni, rassicurando subito dopo le amiche multinazionali, non appena calato il sipario. E intanto si impennano i costi socio-sanitari legati a queste irresponsabili scelte, con innumerevoli famiglie distrutte da neoplasie e altre gravi patologie, ormai diffuse come il raffreddore”.

 

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