Terremoto, Boccardo sferza tutti: “Basta promesse, serve rispondere alle domande”
NORCIA – Parole nette, ferme, lucide. Monsignor Renato Boccardo, vescovo di Spoleto – Norcia, sceglie il pontificale di San Benedetto per dire la sua sul terremoto e sullo stato d’avanzamento dei lavori. Un parere mai scontato e con cui si toglie alcuni sassolini dalle scarpe.
“Con il tempo, la pazienza, l’impegno e l’onestà – ha detto il Presidente della Conferenza episcopale umbra – tutto ciò che è crollato può ritornare a vivere. E dal genio di Benedetto dobbiamo imparare sempre di nuovo a “edificare”, cioè a costruire essendo coscienti che ogni azione, per essere tale, deve avere in sé l’idea di un bene comune verso cui tendere. È lo stile e il contenuto della “ricostruzione” alla quale tutti aneliamo. Perché queste vallate, questa gente vuole vivere! Non vuole essere accompagnata dolcemente alla morte, che si manifesta nello spopolamento delle frazioni, nella precarietà del lavoro, nell’incertezza della ripresa del turismo; chiede di essere messa in grado di ritrovare una vita dignitosa e sicura, facendo ritorno alle proprie case, ritrovando i monumenti della cultura e della fede, recuperando quel patrimonio di relazioni che rende la vita buona e feconda”.
“Lo chiediamo ai vari Presidenti del Consiglio, Ministri e Sottosegretari, Parlamentari italiani ed europei, che in questi quasi tre anni non hanno mancato di farsi vedere a Norcia, con tante assicurazioni e promesse… Perché tanta gente non può godere il calore della propria casa, il cui recupero continua ad essere un problema apparentemente senza soluzione? Perché tante pratiche che potrebbero e dovrebbero essere risolte celermente si perdono nei meandri della burocrazia, generando scoraggiamento e irritazione nelle generazioni più giovani e rassegnazione in quelle più anziane? Perché non è stato ancora ripristinato l’accesso ai cimiteri, dove le persone conservano la memoria dei loro cari? Perché i nostri ragazzi disabili, con genitori e assistenti, sono costretti a raccogliersi in un container per trascorrere qualche ora in serenità ed armonia? Perché i lavori di sgombero delle macerie a San Benedetto si sono interrotti, a Santa Maria non sono iniziati, a San Salvatore si sono conclusi e tutto si è fermato, a Sant’Eutizio non possono procedere per la mancata messa in sicurezza della montagna sovrastante? Perché la politica continua a proporre le consuete contrapposizioni, frutto delle diversità di appartenenza e della volontà di primeggiare sempre e comunque? Perché tanti devono ricevere per carità ciò che sarebbe loro dovuto per giustizia?”.
Mons. Boccardo è comunque consapevole che “non è recriminando e moltiplicando segnalazioni e proteste che si potrà uscire da questo che sembra ormai essere diventato un vicolo cieco. È solo con il concorso generoso e intelligente di tutti – Istituzioni nazionali, regionali e locali, Associazioni di categoria, Comunanze e Pro-loco, comunità civile ed ecclesiale, singoli e gruppi – che potremo veramente “ricostruire”. A cominciare da un tessuto sociale fatto di umanità, di coerenza e di onestà, di reciproco aiuto ed accoglienza, di mutuo perdono, di civile e cristiana solidarietà. Vorrei dunque che da questa piazza di San Benedetto il grido di tanti, che il Vescovo raccoglie e fa suo, giungesse fino ai cosiddetti “palazzi del potere” e scuotesse la coscienza e stimolasse la responsabilità di chi li abita: non di continua propaganda elettorale abbiamo bisogno, non di visite ufficiali e proclami altisonanti, ma di risposte veloci ed efficaci, di semplificazione delle procedure, di soluzioni concrete ai diversi problemi, soprattutto di gesti eloquenti che restituiscano a queste popolazioni fiducia e speranza”.