25 aprile, ecco la Resistenza nel territorio folignate

La città di Foligno ha dato un contributo fondamentale alla guerra per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, sia in termini di partecipazione sia per numero di caduti. Furono tanti, di diversi ceti sociali e di diverse idee politiche e religiose, i folignati che si unirono nella Resistenza per ritrovare la libertà e l’unità perdite durante il fascismo.

La storia di questo movimento, nato dal basso, è raccontata in un opuscolo del 1961, quandoFoligno venne insignita della medaglia d’argento al valor civile per il contributo dato nella guerra di liberazione. Quel libretto, intitolato “La Resistenza nel territorio folignate”, fu voluto dall’allora sindaco Italo Fittaioli, ex partigiano.

Cinquantaquattro anni dopo, nel 70esimo della Liberazione, il volume è stato ristampato dalla sezione Anpi di Foligno, in memoria di quanti hanno sacrificato la propria vita per il riscatto dell’Italia e, soprattutto, per trasferire ai giovani il valore di quel pezzo di storia.

“Si tratta di un attestato di riconoscimento e di riconoscenza – spiega Manlio Marini, già presidente dell’Anpi folignate, ex sindaco della città e memoria storica della stessa dall’altezza dei suoi oltre 80 anni – da consegnare ai giovani perché conoscano, approfondiscano e difendano gli ideali della Resistenza e della guerra di liberazione, che donarono al Paese e al popolo italiano i diritti della libertà, della democrazia, della giustizia sociale, nonché il ripudio della guerra”.

In quel volume, che Manlio Marini ama distribuire in giro per la città alla vigilia della festa del 25 aprile, c’è un pezzo importante della storia di Foligno e dell’Umbria. Ci sono i nomi, i volti, le gesta, di quanti diedero la vita per la libertà. C’è la storia della Resistenza folignate e umbra, attiva tra il settembre 1943 e il luglio 1944, che nel territorio della Valle Umbra, tra Assisi e Spoleto, trovò la massima espressione con la formazione della “Quarta Brigata Garibaldi”, una delle più importanti aggregazioni partigiane umbre che contribuì a liberare anche un pezzo del nord Italia.

Scrive Angelo Bitti, studioso di storia contemporanea umbra, nel volumetto ristampato dall’Anpi, con nuove integrazioni: “Per comprendere le motivazioni che spingono molti giovani, provenienti la maggior arte da Foligno e dai centri limitrofi, a partecipare alla Resistenza nelle fila della formazione garibaldina è indispensabile realizzare alcune considerazioni preliminari  sulle condizioni in cui si trovava la società locale all’indomani dell’8 settembre”.

“Il peggioramento complessivo delle condizioni  di vita della popolazione civile – continua Bitti – contribuì a far nascere un diffuso sentimento  di stanchezza e di rifiuto della guerra… Così il 22 settembre, dopo una riunione tenutasi presso la cascina di Radicosa, nel territorio di Trevi, si costituì quello che può essere considerato il primo nucleo della formazione garibadina. La maggioranza di questi giovani era di estrazione cattolica, cresciuti nel circolo San Carlo di Foligno, ma anche militanti come il sottotenente Antero Cantarelli, a lungo comandante della formazione, nella gioventù maschile dell’Azione Cattolica. Quasi contemporaneamente nella zona di Spello sorgeva un’altro gruppo, in contatto con le bande partigiane operanti nel Perugino, formati da giovani del luogo, di orientamento comunista, e da prigionieri slavi fuggiti per la maggior parte dal campo di internamento di Colfiorito. Saranno questi i due nuclei a costituire l’asse portante della formazione, almeno sino alla riunione di Cesi di Serravalle del Chienti il 5 febbraio del 1944, a seguito della quale di ebbe la riorganizzazione della Brigata con la creazione di cinque battaglioni, ciascuno dei quali oscillante tra i trenta e i quaranta uomini”.

I partigiani combattenti, insieme a collaboratori e fiancheggiatori, arriveranno forse a sfiorare le cinquecento unità. Nel corso dell’inverno 1943-44, l’attività della Brigata assume maggiore intensità e acquisisce i tratti tipici della guerriglia. La maggioranza dei partigiani è composta da giovani di età non superiore a 24 anni, risulta nata e residente a Foligno o nei comuni limitrofi e proveniente soprattutto dal mondo contadino.

Dalla fine del marzo 1944, le bande operanti lungo l’Appennino umbro-marchigiano-laziale furono sottoposte a violenti rastrellamenti, con diversi partigiani barbaramente uccisi, e costrette a riorganizzarsi.

Con la liberazione di Roma da parte degli Alleati, gli uomini della Quarta Brigata Garibaldi intensificarono le azioni contro l’esercito tedesco ormai in ritirata.

Il 16 giugno 1944, a Foligno, i partigiani attaccavano le ultime pattuglie tedesche di retroguardia che si ritiravano dalla città liberata dalle truppe anglo-indiane. Le squadre della “Garibaldi” presenti nella zona di Gualdo Tadino, continuarono a combattere sino ai primi di luglio fino all’arrivo degli inglesi. Tuttavia per molti partigiani la guerra non terminò con l’arrivo degli Alleati: un cospicui gruppo di appartenenti alla Brigata, insieme a giovani volontari, si arruolò nel Gruppo di combattimento “Cremona” per liberare parte dell’Italia del nord sul fronte del Po, “contribuendo  – scrive Bitti – allo sfondamento della linea Gotica sul fiume Santerno e alla liberazione di Alfonsine, di diverse località del Polesine  e di Venezia”. La Resistenza continuò in tutta Italia, fino alla liberazione di tutto il Paese il 25 aprile 1945.

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