Ex Merloni – Jp, la Fiom: “I lavoratori non sono scarpe vecchie”

NOCERA UMBRA – Lo stallo sugli incontri per la Jp a Roma e la mancanza di situazioni chiare per il futuro tornano ad allarmare i delegati della Fiom Cgil che chiedono iniziative forti per accendere la vicenda e riportarla sotto i riflettori. “Abbiamo atteso pazientemente l’evolversi della situazione ma, a quanto pare, il silenzio non paga. Anzi visto come le cose stanno procedendo possiamo sicuramente dire che sono peggiorate”. I delegati si dicono stanchi dell’atteggiamento “menefreghista e approssimativo” che gli addetti ai lavori tengono su queste vertenza. “Non saremo operai Indesit, non saremo operai Elettrolux , tanto per restare nel settore, ma siamo operai e cittadini di questa nazione e siamo da oltre 10 anni in 2400 ad attendere risposte a questa strana ed anomala vertenza”.

“Siamo convinti che è stato imposto che nessun grande imprenditore rilevasse la ex Merloni. Ci ha stupito ma non troppo lo stop dato dal tribunale di Ancona che non ha permesso alla j.p. industries di iniziare la produzione, in quanto , secondo il giudice, il prezzo pagato dall’acquirente era insufficiente rispetto al valore degli immobili. Infine tra le varie anomalie dobbiamo annotare come dopo 4 anni, il piano industriale della j.p industrie ha prodotto  sì la vendita di i macchinari ma di operai al lavoro continuativo e duraturo nemmeno sognarlo, come il piano prevedeva”.

I delegati sono in attesa di capire quando il Mise chiamerà le organizzazioni ad un incontro. “Le scadenze  sono dietro l’angolo e di soluzioni al momento sembrano non esserci. Abbiamo notizie di incontri tra regioni, governo, Jp e banche. I problemi sono tutti irrisolti e questo non ci piace. Abbiamo fatto appelli e possiamo dire che siamo stanchi e sfiduciati ma non siamo per arrenderci”. Quindi l’ultimo richiamo ai lavoratori: “non fatevi strumentalizzare ancora da chi dice e afferma che qualcuno per noi ci risolverà il problemi, il nostro futuro di donne ed uomini  in cerca di lavoro, possa solo dalle nostre mani, come altri casi simili a noi dimostrano o hanno dimostrato. Pensiamo pertanto che se non si trovasse la quadra dovremo tornare a farci sentire con iniziative tali da rimettere la vertenza sotto i riflettori”. “Non vogliamo essere trattati come scarpe vecchie e confidiamo nei lavoratori. Bisogna quindi tirarsi su le classiche maniche di camicia, forse non servirà ma nessuno potrà dirci che noi lavoratori la faccia non l’abbiamo messa e soprattutto non siamo quei parassiti che vivono con il piacere dei sussidi come molta gente afferma”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.