Gualdo Tadino, Recchioni: “Il Pd riparta dal lavoro”

GUALDO TADINO – Nel Partito democratico, ormai a tutti i livelli, si è avviato un confronto relativo al futuro, dopo la batosta elettorale del 4 marzo. Al dibattito si aggiunge la voce di Luciano Recchioni, storico dirigente del partito locale, che ha voluto riassumere in una lettera aperta il proprio contributo.

Lettera aperta

La brutta e sonora sconfitta del Partito democratico lascia un segno indelebile nella storia politica italiana ‘, dove una sinistra più che un centro vede fallire il suo nuovo modo di approcciarsi e confrontare con i cittadini.  Certamente questo è il momento di fare riflessioni e capire dove si è sbagliato ma bisogna reagire immediatamente, oggi i flussi elettorali sono come le “ frasche”: vanno dove tira il vento. Pertanto il Pd , vista  anche l’agenda politica dove l’ipotesi di tornare alle urne a breve non è da scartare, non può restare al palo leccandosi le ferite e cercando rivalsa ma riprendere il cammino la dove lo abbiamo lasciato, ovvero quando abbiamo dato a Renzi la guida del partito, pensando che la soluzione era quella dell’uomo solo al comando  buono per tutte le stagioni. Sicuramente dare tutta la colpa tutta  è sbagliato, ma il modo di fare e soprattutto  come sono state fatte riforme, non sono solo io a dirlo ma gli italiani, non andavano bene. Ritengo quindi opportuno ricominciare si con la sostituzioni di dirigenti, ma credo che la vera soluzione sta nel programmare il futuro del paese da qui ai prossimi almeno 15 anni. Non voglio essere ne spocchioso ne tanto meno erigermi a professore, ma voglio dare un mio piccolo contributo a una discussione che ancora purtroppo non vedo se non quello delle  carriera, parto con il mettete il paletto su nessuna alleanza con chi vede un paese anarchico e populista, per arrivare a dire che su alcune cose essenziali per un vivere civile e democratico, su alcuni capisaldi come : sanità, trasporti, enel, gas ecc. devono tornare ad essere pienamente in mano allo stato. Inoltre vista la nostra costituzione  che è fondata sul lavoro, da qui dobbiamo partire e la revisione del jobs-act sta al primo punto. Redditi di cittadinanza, reddito di inclusione non sono altro che ammortizzatori sociali camuffati che non porteranno a nulla se non al continuo precariato. Propongo pertanto due ipotesi: la prima, pur nella tragedia quotidiana di aziende che chiudono, ce ne sono altre che fortunatamente producono e rendono, quindi un abbassamento di orario settimanale anche sotto alle 35 ore, richiederebbero altra mano d’opera e questa sarebbe una vera boccata di ossigeno. Altra ipotesi è quella di far abbassare le ore lavorativa dai 55 anni in su. Riducendo annualmente l’orario di lavoro e integrandoli con i giovani, dove grazie alla figura dell’over 55enne acquisirebbero anche esperienza e professionalità. Per fare tutto ciò bisogna avere i soldi a disposizione per far si che i lavoratori non venga decurtato il salario, propongo quindi   una ristrutturazione della cassa integrazione , aspi e qualche nuovo fondo  con l’obbiettivo di dare  sostegno al reddito e non sostegno  alle aziende.

 

Gualdo Tadino, 21 marzo 2018

                                                                                                                               Luciano Recchioni

                                                                                  membro del Direttivo Pd di Gualdo Tadino

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