“Il Valore della Biodiversità nella Zootecnia umbra”

BASTIA UMBRA – Si è appena concluso, durante la seconda giornata della 51esima edizione di “Agriumbria” (29 – 31 marzo 2019 /Bastia Umbria), il convegno “Il Valore dellaBiodiversità nella Zootecnia umbra”, organizzato dal 3A Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria – 3A-PTA.

A fare gli onori di casa Massimiliano Brilli, Amministratore Unico del 3A-PTA e Franco Garofalo responsabile del Servizio Sviluppo rurale e Agricoltura sostenibile della Regione Umbria.

Massimiliano Brilli ha spiegato come l’attività di conservazione e salvaguardia della biodiversità in zootecnia, intesa anche come opportunità di sviluppo sostenibile per i territori e le comunità locali, è una di quelle che da sempre caratterizza le funzioni e le esperienze del 3A-PTA. “Agriumbria – ha detto Brilli – è un’importante occasione per il 3A-PTA, d’incontro con gli operatori, di condivisione con i rappresentanti delle aziende agricole, dei risultati dell’attività svolta per dare uno stimolo agli “agricoltori custodi” affinché l’allevamento di razze animali e la coltivazione di specie vegetali autoctone, in via di estinzione, diventino opportunità di sviluppo di nuovi prodotti identitari regionali, che siano volano per l’economia delle piccole aziende e di territori marginali della nostra Regione”.

Franco Garofalo ha invece voluto ribadire l’impegno della Regione Umbria a sostenere le aziende agricole che volessero allevare delle eccellenze della Valnerina quali, ad esempio, la pecora Appenninica, la pecora Sopravissana, la capra Facciuta, puntando alla produzione di formaggi e carni di altissima qualità.
“L’Umbria – ha detto Garofalo – è stata la terza Regione italiana a dotarsi di una Legge regionale, nel 2001, (L.R. 25/2001) sulle risorse genetiche d’interesse agrario. Il Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria – 3A-PTA, in house della Regione Umbria, è tenutario del “Registro Regionale delle varietà e razze locali a rischio di erosione genetica”Un percorso di attenzione e valorizzazione del ricchissimo patrimonio regionale sia animale, che vegetale, quello intrapreso da circa 20 anni, da parte della Regione, che vede ad oggi tre misure del PSR 2014 – 2020 a sostegnouna delle aziende agricole che decidono di allevare razze animali iscritte al registro, l’altra che fa riferimento alle specie vegetali iscritte al registro e la terza, di più ampio respiro, che ha come capofila il Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria – 3A-PTA, con obiettivi di ricerca e studio affinché poi le conoscenze acquisite possano essere un input per le aziende agricole a fare reddito grazie alla produzione di prodotti di nicchia, prodotti di eccellenza ottenuti grazie alle specie e razze iscritte al registro.
Entro la fine del 2019 – ha concluso Garofalo – verrà poi avviato un progetto insieme alla Regione Marche per creare, nelle aree della dorsale appenninica, nell’area del Parco dei Monti Sibillini e Valnerina, aree con problemi di spopolamento, un itinerario della biodiversità tra le aziende agricole ed agrituristiche al fine di sviluppare e valorizzare una prima comunità del cibo locale”.

Ad intervenire poi al seminario, tra gli altri, l’agronomo Marco Caffarelli che ha presentato il VII° volume della Collana “I Quaderni della Biodiversità” dal titolo“Capra Facciuta della Valnerina, racconto di una popolazione caprina dimenticata” una pubblicazione dedicata a Michele Rampiconi, controllore presso l’ARA Umbria precocemente scomparso, che scoprì la residua presenza di capre autoctone in Valnerina e ne propose lo studio e la salvaguardia. (I Quaderni della Biodiversità sono accessibili a tutti e scaricabili dal portale della biodiversità http://biodiversita.umbria.parco3a.org/ ).

L’intervento di Caffarelli ,come poi quelli degli altri ricercatori e studiosi, vanno tutti nella stessa direzione: l’Umbria è una regione ricca di cultura, tradizioni eprodotti identitari certificati, ma la certificazione è la fine di un percorso di valorizzazione delle varietà autoctone di interesse zootecnico. Percorso che ha l’obiettivo di mettere a disposizione degli operatori del settore zootecnico nuove opportunità di sviluppo sostenibile per i territori e le comunità locali attraversol’adozione e sviluppo di varietà autoctone e la tipicizzazione dei prodotti alimentari che ne derivano.

Si è appena concluso, ad AgriUmbria 2019, il convegno organizzato dal 3A Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria – 3A-PTA, con un’importante partecipazione, oltre che di studenti universitari e tecnici, soprattutto di rappresentanti delle aziende agricole interessati all’allevamento di razze autoctone in via di estinzione, un’importante opportunità di sviluppo sostenibile grazie alla produzione di nuovi prodotti identitari regionali.

Si è appena concluso, durante la seconda giornata della 51esima edizione di “Agriumbria” (29 – 31 marzo 2019 /Bastia Umbria), il convegno “Il Valore dellaBiodiversità nella Zootecnia umbra”, organizzato dal 3A Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria – 3A-PTA.

A fare gli onori di casa Massimiliano Brilli, Amministratore Unico del 3A-PTA e Franco Garofalo responsabile del Servizio Sviluppo rurale e Agricoltura sostenibile della Regione Umbria.

Massimiliano Brilli ha spiegato come l’attività di conservazione e salvaguardia della biodiversità in zootecnia, intesa anche come opportunità di sviluppo sostenibile per i territori e le comunità locali, è una di quelle che da sempre caratterizza le funzioni e le esperienze del 3A-PTA. “Agriumbria – ha detto Brilli – è un’importante occasione per il 3A-PTA, d’incontro con gli operatori, di condivisione con i rappresentanti delle aziende agricole, dei risultati dell’attività svolta per dare uno stimolo agli “agricoltori custodi” affinché l’allevamento di razze animali e la coltivazione di specie vegetali autoctone, in via di estinzione, diventino opportunità di sviluppo di nuovi prodotti identitari regionali, che siano volano per l’economia delle piccole aziende e di territori marginali della nostra Regione”.

Franco Garofalo ha invece voluto ribadire l’impegno della Regione Umbria a sostenere le aziende agricole che volessero allevare delle eccellenze della Valnerina quali, ad esempio, la pecora Appenninica, la pecora Sopravissana, la capra Facciuta, puntando alla produzione di formaggi e carni di altissima qualità.
“L’Umbria – ha detto Garofalo – è stata la terza Regione italiana a dotarsi di una Legge regionale, nel 2001, (L.R. 25/2001) sulle risorse genetiche d’interesse agrario. Il Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria – 3A-PTA, in house della Regione Umbria, è tenutario del “Registro Regionale delle varietà e razze locali a rischio di erosione genetica”Un percorso di attenzione e valorizzazione del ricchissimo patrimonio regionale sia animale, che vegetale, quello intrapreso da circa 20 anni, da parte della Regione, che vede ad oggi tre misure del PSR 2014 – 2020 a sostegnouna delle aziende agricole che decidono di allevare razze animali iscritte al registro, l’altra che fa riferimento alle specie vegetali iscritte al registro e la terza, di più ampio respiro, che ha come capofila il Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria – 3A-PTA, con obiettivi di ricerca e studio affinché poi le conoscenze acquisite possano essere un input per le aziende agricole a fare reddito grazie alla produzione di prodotti di nicchia, prodotti di eccellenza ottenuti grazie alle specie e razze iscritte al registro.
Entro la fine del 2019 – ha concluso Garofalo – verrà poi avviato un progetto insieme alla Regione Marche per creare, nelle aree della dorsale appenninica, nell’area del Parco dei Monti Sibillini e Valnerina, aree con problemi di spopolamento, un itinerario della biodiversità tra le aziende agricole ed agrituristiche al fine di sviluppare e valorizzare una prima comunità del cibo locale”.

Ad intervenire poi al seminario, tra gli altri, l’agronomo Marco Caffarelli che ha presentato il VII° volume della Collana “I Quaderni della Biodiversità” dal titolo“Capra Facciuta della Valnerina, racconto di una popolazione caprina dimenticata” una pubblicazione dedicata a Michele Rampiconi, controllore presso l’ARA Umbria precocemente scomparso, che scoprì la residua presenza di capre autoctone in Valnerina e ne propose lo studio e la salvaguardia. (I Quaderni della Biodiversità sono accessibili a tutti e scaricabili dal portale della biodiversità http://biodiversita.umbria.parco3a.org/ ).

L’intervento di Caffarelli ,come poi quelli degli altri ricercatori e studiosi, vanno tutti nella stessa direzione: l’Umbria è una regione ricca di cultura, tradizioni eprodotti identitari certificati, ma la certificazione è la fine di un percorso di valorizzazione delle varietà autoctone di interesse zootecnico. Percorso che ha l’obiettivo di mettere a disposizione degli operatori del settore zootecnico nuove opportunità di sviluppo sostenibile per i territori e le comunità locali attraversol’adozione e sviluppo di varietà autoctone e la tipicizzazione dei prodotti alimentari che ne derivano.