Immigrazione, in Umbria il 2% dei migranti presenti nel territorio nazionale: 2951 rifugiati

La Prima Commissione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, presieduta da Andrea Smacchi, si è riunita questa mattina a Palazzo Cesaroni per un incontro congiunto con il prefetto di Perugia, Raffaele Cannizzaro, e quello di Terni, Angela Pagliuca, per approfondire la tematica dei flussi migratori nella nostra regione. Il presidente Smacchi, nell’introdurre i lavori, ha ricordato come questa audizione serve a fare il punto della situazione ad un anno dalla prima riunione con i prefetti, che si era tenuta nell’ottobre del 2015.

Nel corso della riunione i prefetti hanno spiegato che l’Umbria ha una quota intorno al 2 per cento dei migranti presenti nel territorio nazionale. Nella nostra regione, al 23 settembre 2016, sono presenti 2951 rifugiati: 2581 richiedenti asilo e 370 a cui è già stato riconosciuto lo staus e che quindi sono inseriti nello Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). La spesa complessiva per il 2016 è di 18 milioni di euro. Il modello utilizzato è quello dell’accoglienza diffusa, ma sono ancora pochi i comuni che partecipano alla gestione dell’emergenza.

Il prefetto RAFFAELE CANNIZZARO ha sottolineato come “nella provincia di Perugia ci sono attualmente 2214 rifugiati di cui 71 sono nello Sprar. Rispetto all’anno scorso ci sono circa mille persone in più. Entro la fine dell’anno, se continua questo trend, potremmo avere altre 200 persone e le previsioni per il 2017 ci portano a pensare ad un aumento ulteriore, probabilmente simile a quello che c’è stato quest’anno. Per questo la spesa, che nel 2015 è stati di 8,5 milioni, nel 2016 è arrivata a 13 milioni di euro. Rispetto al passato è cambiato molto. Mentre negli anni passati avevamo immigrati che quando arrivavano si sottraevano al fotosegnalamento, ora vengono quasi tutti fotosegnalati. E, vista la difficoltà a raggiungere gli altri Paesi europei, quasi tutti coloro che arrivano poi rimangono da noi. Per questo la situazione del riconoscimento dello status si sta facendo molto complessa. La Commissione per il riconoscimento di rifugiato politico, che opera per le provincie di Perugia, Terni e Arezzo, ha tempi di attesa intorno a 3 mesi, ma con i ricorsi si arriva oltre l’anno. Su oltre 2mila domande provenienti da territorio regionale ne ha accolte più di 500 e ce ne sono circa 900 ancora da esaminare. Gli immigrati regolari in Umbria sono circa il 10-11 per cento dei residenti, un dato in linea con quello nazionale. I rifugiati sono circa lo 0,34 per cento della popolazione. Esistono resistenze territoriali per accogliere i profughi, ma in Umbria stiamo puntando sull’accoglienza diffusa, molti in appartamento, che sta dando buoni risultati. Nella distribuzione provinciale Perugia si fa carico di oltre la metà dell’intera presenza: al momento sono presenti 1140 migranti, e sono 30 su 59 i comuni che oggi ospitano gli stranieri. A fine giugno ho convocato un incontro con i comuni presso cui non risultava nessun ospite: si sono presentati solo 4 sindaci. Questo crea qualche problema. Noi abbiamo 3 stranieri ogni mille abitanti, se fossero equamente distribuiti in tutti i comuni che possono accoglierli potremmo arrivare a numeri ancora migliori. Per la grande maggioranza i rifugiati sono uomini (abbiamo solo 21 nuclei familiari) e provengono principalmente dalla Nigeria, dal Gambia, dal Senegal, dal Mali, dal Bangladesh, dall’Afghanistan. I siriani, gli eritrei e i somali sono i soli che continuano a non sottoporsi all’identificazione e puntano ad andare via. Solo 5 comuni hanno aderito allo Sprar: Foligno (39 unità), Marsciano (32), Perugia (65), Spoleto (35) e Panicale (9 minori)”.

Il prefetto di Terni, ANGELA PAGLIUCA, ha detto che anche nel ternano “ci sono resistenze territoriali e molti comuni non fanno accoglienza, solo 16 su 33, e per questo ho chiesto sostegno all’Anci per sollecitare anche gli altri. Allo Sprar hanno aderito 7 comuni. Ad oggi in provincia di Terni sono presenti 547 migranti a cui aggiungere 190 che sono nello Sprar. La spesa nel 2015 è stata di 3,2 milioni di euro e nel 2016 di 5 milioni di euro. Le nazionalità presenti sono le stesse della provincia di Perugia. Fino ad ora non ci sono stati grandi problemi, stiamo controllando la situazione. Il fenomeno comunque va gestito, per questo chiediamo anche il vostro aiuto per dare un esatto quadro informativo, per far conoscere in maniera esatta alla cittadinanza il fenomeno”.

GLI INTERVENTI
MARCO SQUARTA (FDI): “La situazione è complessa. È giusto accogliere chi scappa da guerre, però mi preoccupa che solo uno su 4 gode veramente dello status di rifugiato. Gli altri che fine fanno? È importante identificarli appena arrivano. Le associazioni che gestiscono gli immigrati, che hanno vinto gare di appalto, devono dargli il necessario sostegno per non farli mendicare. Serve controllo. Insistete con i sindaci per un’equa distribuzione”.
ANDREA LIBERATI (M5S): “C’è un disagio evidente di molti comuni a causa dei controlli lacunosi. Quello che mi preoccupa di più è il rischio affarismi. Sarebbe interessante avere l’elenco dei proprietari che affittano gli immobili per l’accoglienza. Siamo passati per l’Umbria da una quota di rifugiati dell’1,6 per cento ad un 2 per cento. Chi l’ha deciso?”.

RAFFAELE NEVI (FI): “La gestione del fenomeno in Umbria è buona. È giusto che i comuni partecipino all’accoglienza, ma ce ne sono alcuni che non hanno luoghi adatti. I lavori socialmente utili sono molto importanti, perché come successo a Terni fanno diminuire il tasso di rifiuto da parte dalla popolazione”.
CARLA CASCIARI (PD): “Il modello dell’ospitalità diffusa, con piccole strutture, allontana anche alcuni appetiti e garantisce anche un inserimento sociale meno d’impatto. Nella gara appalto è previsto anche un corso linguistico per gli immigrati. Per i lavori socialmente utili c’è un accordo tra Inail e Ministero che solleva i comuni dal problema assicurativo”.

EMANUELE FIORINI (LN): “L’emergenza immigrati è gestita male a livello nazionale. L’aumento della povertà degli umbri crea problemi nell’accettare il sostegno dello stato ai rifugiati. Questo crea malumore. Bisogna evitare situazioni come quella di Cisterna, frazione di Gualdo Cattaneo, che ha 4 abitanti e 20 immigrati, oppure quella di Macerino, frazione di Acquasparta, con 5 residenti 35 immigrati”.
CLAUDIO RICCI (RP): “Per cortesia istituzionale propongo che il prossimo incontro si possa svolgere nelle rispettive prefetture. Il problema dei flussi migratori è geopolitico. In Umbria è stata gestita bene la logistica complessiva del fenomeno. Nel 2017 però si arriverà verso il limite economico. I consiglieri possono fare molto nel quadro informativo: sulle buone pratiche in atto, sull’urbanistica, sulla mappatura della situazione”.

VALERIO MANCINI: “L’emergenza geopolitica non è gestita dalle istituzioni che dovrebbero farlo. Chi sta sul territorio, anche politici e prefetti, si trova in trincea. Non ci aspettano momenti felici perché il fenomeno è in aumento. Serve controllo sulla presenza di eventuali fenomeni mafiosi, sul rischio terrorismo in chi arriva, e per l’accattonaggio. Sarebbe interessante quantificare il costo dei patrocini gratuiti per le richieste dello status di rifugiati”.
MARCO VINICIO GUASTICCHI (PD): “La polizia provinciale svolgeva un ruolo di polizia di prossimità, toglierla in questo momento è stato un danno. Serve controllo sull’illegalità. Ci sono territori, come quello di Umbertide, dove la presenza di immigrati che hanno perso il lavoro è alta e crea problemi”.

SERGIO DE VINCENZI (RP): “A Perugia ci sono situazioni di difficoltà, non solo intorno all’ex ostello della gioventù, ma anche per la vera e propria occupazione di parchi pubblici da parte degli immigrati. Servirebbe un fondo di tutela per i condomini dove ci sono appartamenti usati per l’accoglienza, dove spesso ci sono problemi”.
Alla fine della riunione il presidente SMACCHI ha ringraziato i prefetti per la disponibilità. “È stata una seduta interessante – ha detto – sia per le richieste di chiarimento da parte nostra che per le vostre riflessioni. I dati che ci avete illustrato mostrano una tendenza di cui i rappresentanti regionali non possono non tener conto”.

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