La cucina gourmet incontra il design nel Sina Chefs’ Cup Contest di Perugia

PERUGIA – Quando la cucina gourmet incontra il design il risultato è un’opera d’arte funzionale non solo al palato ma anche agli occhi e al naso, come hanno dimostrato i piatti proposti nella seconda tappa della settima edizione del Sina Chefs’ cup contest, in scena al ristorante Collins dell’Hotel Sina Brufani di Perugia, martedì 26 marzo. ‘Risotto al pecorino affinato al luppolo con crema di cime di rapa e alici al sale’ per Igles Corelli, ispirato alle scatole cinesi, e ‘Maialino e gamberi’, a ricreare il tavolo di design Trapéze di Jean Prouvé, per Davide Figliolini, a cui si sono aggiunti antipasto e dolce a cura del resident chef Marco Faiella. La coppia Corelli-Figliolini, chef stellati rispettivamente dei ristoranti ‘Mercerie’ e ‘Aquolina’ di Roma, ha ottenuto un punteggio di 89 su 100, superando quindi i colleghi del ‘The Flair’ dell’hotel Sina Bernini Bristol di Roma, Oliver Glowig e Paolo Gramaglia, protagonisti della prima tappa della gara culinaria che ha in programma altre sei cene-evento nei ristoranti della catena Sina hotels, per concludersi poi con la finalissima (il 14 maggio a Viareggio, il 18 giugno a Romano Canavese, il 16 luglio a Venezia, il 24 settembre a Firenze, l’8 ottobre a Parma, il 22 ottobre a Milano). La giuria, composta da Angelo Valentini, enologo enobibliofilo e oxologo, Marilena Badolato, critica enogastronomica e antropologa, e Benedetta Terenzi, architetto e docente al dipartimento di Ingegneria dell’Università degli studi di Perugia, ha valutato i piatti tenendo conto di criteri quali complicità di coppia, bontà del piatto, rapporto qualità-prezzo, valore estetico e artistico e aderenza al tema scelto, anche rispetto a quello caratterizzante l’edizione 2019 del Sina Chefs’ cup contest, il design appunto, con un richiamo, attraverso la cucina, alla Giornata del design italiano nel mondo. “Il gruppo Sina – ha dichiarato Stefano Chiesa, direttore dell’Hotel Sina Brufani di Perugia – è ormai uno dei pochissimi gruppi italiani che riescono a tenere testa a quelli internazionali, grazie anche all’altissimo livello nel settore dell’enogastronomia. Si tratta di un gruppo che cresce di anno in anno: l’ultima acquisizione è relativa a una struttura di Capri, probabilmente una delle destinazioni più importanti al mondo. Serate come questa sposano la crescita del gruppo con eventi che portano il nome della cucina italiana e del gruppo alberghiero in giro per l’Italia e per il mondo”. “Per la creazione del piatto – ha spiegato Corelli – mi sono ispirato a un viaggio fatto a Hong Kong, dove ho mangiato una sorta di riso in una gamella di alluminio, con dentro spezie di vari colori che bisognava miscelare. In più c’è un ricordo d’infanzia, degli operai che utilizzavano la gamella per portarsi dietro il pranzo”. Corelli, che è attualmente anche direttore della Gambero rosso academy, ha spiegato inoltre il ‘gioco’ che si cela dietro questo piatto. “Il risotto viene ‘montato’ in una scatola di acciaio – ha detto Corelli – pensando alle scatole cinesi, e viene servito con la complicità del cameriere a cui spetta il compito di miscelarlo davanti al cliente. Il cameriere viene di solito messo in second’ordine mentre secondo me è una forza del locale”. “Per il mio piatto – ha aggiunto Figliolini – ho preso ispirazione dal Trapéze del designer Prouvé, che è riuscito a valorizzare al meglio un materiale povero. Io ho utilizzato carne di maiale e gamberi valorizzandoli attraverso la cottura”.  “Gli chef – ha commentato Valentini – sono artisti veri e propri. Non ci si può improvvisare. Ci vuole studio, progettazione, cultura e profonda conoscenza delle materie prime”. “Il design è l’Italia che è dentro ciascuno di noi – ha detto Badolato –, cioè quel patrimonio di arte, cultura, paesaggio e gastronomia che abbiamo ereditato più o meno consapevolmente. Design vuol dire progetto, creatività messa in pratica. Il piatto non è semplice contenitore ma diventa la cornice di un evento, di un quadro d’insieme”. “La cucina è sicuramente una forma d’arte – ha aggiunto Terenzi – che coinvolge più sensi. Ci sono diversi punti di contatto tra design e cucina: lo chef e il designer devono conoscere la materia prima con cui realizzeranno i loro progetti così come i processi di lavorazione che portano poi a un prodotto seriale”.