Sostenibilità, una sfida da vincere per l’acciaio ternano

TERNI – La sfida per la siderurgia del futuro si chiama sostenibilità. In un’Europa che dovrà decarbonizzare le sue produzioni entro il 2050, per evitare il disastro ambientale, questo pezzo fondamentale dell’industria manifatturiera sarà chiamato ad una grande sfida in termini di innovazione delle produzioni e di approvvigionamento energetico.
In questo quadro si è mossa la discussione stimolata dall’iniziativa odierna della Fiom Cgil di Terni “Siderurgia, lavoro, sviluppo”, in una sala completamente gremita dell’hotel Valentino, che ha visto confrontarsi con il sindacato Enrico Gibellieri, delegato del Comitato economico e sociale europeo, Luigi Rossetti, dirigente Sviluppo economico Regione Umbria, Giancarlo Marchionna, responsabile del Servizio prevenzione sicurezza ambiente e lavoro di Terni, Antonio Iannoni, ricercatore nel campo dei materiali e del riciclo, Luca Proietti, direttore di Arpa area Umbria Sud – Sicurezza.
“Come Fiom abbiamo sempre messo al centro delle nostre rivendicazioni la sostenibilità ambientale e sociale delle produzioni – ha detto nella sua introduzione Claudio Cipolla, segretario generale della Fiom Cgil di Terni – inserendola nella contrattazione di secondo livello e sacrificando anche pezzi di salario per questo. Oggi, siamo consapevoli che Ast, seppure in presenza di criticità ancora da risolvere, ha un vantaggio strategico nella sfida della decarbonizzazione – ha aggiunto Cipolla – perché produce inox, materiale completamente riciclabile attraverso la rifusione, e lo fa con forno elettrico”.
Un vantaggio che Terni dovrà “giocarsi” con convinzione nei prossimi anni, attraverso investimenti consistenti che “testimonino con i fatti la centralità per Thyssen dell’impianto di viale Brin”, ma anche attraverso scelte sul piano occupazionale che vadano nella direzione della stabilità: “Perché – come ha osservato Enrico Gibellieri – non si può affrontare una sfida così impegnativa senza un ‘esercito’ preparato e all’altezza”.

Nella discussione sono emerse criticità ancora da risolvere, ma anche dati significativi sul piano ambientale e della salute dei lavoratori. Ad esempio, Giancarlo Marchionna ha sottolineato come dai controlli biologici effettuati periodicamente all’interno della fabbrica emerga che nelle urine dei lavoratori non sono presenti cromo e nichel in quantità superiore alla media della popolazione generale. Importante anche il progetto di recupero scorie, fortemente voluto dalle organizzazioni sindacali sin dal 2012 e che sembra ora in procinto di partire, anche se interesserà solo una parte dell’enorme quantità di scorie prodotta ogni anno, oltre 300mila tonnellate (si pensi – come ha ricordato Antonio Iannoni – che l’intera Umbria produce circa 500mila tonnellate di rifiuti urbani all’anno).

“L’importante discussione di oggi – ha detto nelle sue conclusioni Gianni Venturi, segretario della Fiom Cgil nazionale – dimostra che lavoro e ambiente non sono e non devono essere in contrapposizione. Noi abbiamo bisogno di un approccio che non guardi solo alla sostenibilità dentro il ciclo, ma che si allarghi all’utilizzo del prodotto e alla sua trasformazione finale. Il fatto che a Terni si sia fatta la scelta, da noi fortemente sostenuta, di investire sul riciclo delle scorie non rappresenta la soluzione del problema, ma è un fatto importante. Questo deve essere solo l’inizio – ha aggiunto Venturi – perché esistono grandi margini di miglioramento”.
“La prossima settimana, il 14 giugno, abbiamo lo sciopero dei metalmeccanici – ha concluso il segretario Fiom – e questo sciopero ha molto a che fare con la discussione fatta qui oggi. Al centro della mobilitazione, infatti, abbiamo posto il futuro dell’industria metalmeccanica e dalle piazze vogliamo mandare un messaggio forte alle imprese e al governo: a questo paese non serve la flat tax, servono politiche industriali e investimenti che segnino un cambio di passo per le lavoratrici e i lavoratori di questo paese”.