Todi, la Spi Cgil della Media Valle del Tevere presenta un lavoro sui proverbi italiani sulle donne
TODI – “Parole nemiche, antiche e recenti su di noi e contro di noi. Stereotipi misogini nei proverbi italiani”, è questo il titolo dello studio promosso e realizzato dal Coordinamento donne dello Spi Cgil della Media Valle del Tevere, presentato al pubblico di recente presso la Sala Tiberina, a Pian di Porto di Todi. Presenti all’incontro-dibattito Catia Massetti, assessore alla cultura del Comune di Todi, Elvia Ricci, responsabile del Coordinamento Donne Spi Cgil provinciale di Perugia, e le ideatrici e autrici dello studio: Maria Graziella Buconi, Nadia Bassetti, Silvana Bianchi, Assunta Morlupi, Marcella Velluti, Lorena Paolucci, Maria Emilia Federici.
“Questa è la prima volta che il Coordinamento donne Media Valle Tevere si fa promotore di una iniziativa che, prendendo spunto dallo slogan ‘E’ sempre l’8 marzo’, vuole parlare, attraverso uno studio fatto sui proverbi, dei pregiudizi che penalizzano e discriminano le donne rispetto agli uomini fino ad arrivare agli esiti tragici ai quali assistiamo ogni giorno”, ha spiegato nell’introduzione Maria Graziella Buconi.
“Quindi parliamone – ha concluso – perché più parliamo di questo problema e più diventiamo consapevoli della nostra forza, per cui non dobbiamo aver paura di denunciare qualsiasi tipo di violenza, anche lieve, prima che diventi grave. Ricordiamo anche che il Comune di Todi ha attivato un numero per aiutare le donne in difficoltà al quale ci si può rivolgere per ricevere aiuto e consiglio”.
E’ stata poi Nadia Bassetti ad illustrare la ricerca: “il lavoro riguarda i proverbi delle varie regioni italiane, – ha spiegato – per trovarvi gli stereotipi che riguardano le donne ed i conseguenti pregiudizi che le penalizzano e le discriminano rispetto agli uomini, evidenziando come la cultura in generale abbia stabilito l’inferiorità della donna. Infatti nei proverbi troviamo stereotipi sessisti che vari gruppi sociali hanno condiviso nei confronti delle donne: l’inferiorita’, l’inaffidabilita’, la presunta diabolicita’, cioe’ la donna come incarnazione del male, la donna come proprieta’ dell’uomo, la pericolosita’ della bellezza femminile, la giustificazione della violenza nei suoi confronti”. Ricorrente, in tutte le regioni, la similitudine donna-animale e, anche in questo caso, proprietà dell’uomo.
Ecco qualche esempio di proverbio misogino su cui è poi scaturito anche un dibattito fra i presenti: “avarizia, accidia, gola, invidia, ira, lussuria e superbia, sono i sette peccati mortali, tutti al femminile. (Tutt’ ‘e peccate murtale sò ffemmene.) Napoli ;”la donna può essere lo splendore della casa o il demonio. (A fimmana è u lustru da casa o u demoniu.) Calabria; “ove la moglie domina e governa, ivi sovente la pace non sverna”; “chi disse donna disse danno, disse malanno, disse rovina de lo monno”. Marche; “le donne non riescono a mantenere i segreti” (‘A femmena nun sape tené tre cìcere ‘mmocca).Napoli; “da una mucca a una donna ci corre un par di corna”; “di’ a una donna che è bella, e il diavolo glielo ripeterà dieci volte”. “donna che mena l’anca se non è puttana, poco ci manca”; “la moglie, il fucile, il cane, non si prestano a nessuno” ( Lombardia, Veneto, Calabria, Piemonte, Abruzzo, Venezia Giulia, Istria, Lazio, Calabria, Venezia Giulia,Friuli, Romagna).
Chiara Urbanelli