Umbria Libri, l’accerchiamento di Falcone nel libro di Bianconi. Cardella: “Sulla sua morte si continui ad indagare”

PERUGIA – “Per essere credibile bisogna essere ammazzati, in questo Paese?”. Sono le parole di Giovanni Falcone. E sono le stesse parole che ha usato Giovanni Bianconi a venticinque anni dall’attentato di Capaci. Il giornalista ha ricostruito, attraverso documenti e ricordi dei protagonisti, l’ultimo periodo della vita del magistrato. Una vera e propria indagine nella storia recente di questo Paese e che rivela la condizione di accerchiamento in cui si è trovato il giudice palermitano, stretto tra mafiosi, magistrati avversari e una politica irresponsabile.

Alla presentazione sono intervenuti Franco Roberto e Fausto Cardella, Procuratore generale di Perugia, che ha detto: “Leggendo attentamente questo libro, questa dichiarazione storica e politica scritta da Giovanni, si capisce perfettamente perché Falcone non poteva non morire”.

“Leggendo a fondo questo libro – ha detto proprio Fausto Cardella – si capisce benissimo perché Falcone non poteva non morire. Il libro di Giovanni Bianconi è un preciso trattato storico-politico che descrive la condizione accerchiata di Giovanni Falcone, una condizione che lo ha inevitabilmente portato alla morte”.

La scomparsa di Falcone, come di Borsellino, ha segnato la storia contemporanea italiana, e “l’ha segnata così a fondo al punto di bloccare quel processo di ricerca e di ampliamento della Procura Italiana dall’Antimafia alla lotta al terrorismo”.

Giovanni Bianconi, l’autore di questo libro, “dà atto – ha proseguito il Procuratore generale di Perugia – in maniera documentata a presenze strane, se così possiamo definirle, quasi misteriose ma precise che hanno ruotato negli anni intorno alla vita di Falcone stesso. I suoi nemici, troppi, vanno dalla mafia agli interni alla magistratura Italiana, dai compagni di sempre fino agli amici della sua vita privata. Era una ragnatela tessuta intorno alla sua figura che si spera rimanga oggi e in futuro oggetto di investigazione. L’elemento però più importante, che viene discusso e raccontato da Bianconi, è che la morte di Falcone, nella sua tragedia, è stata come disse Martelli anche segno indelebile della fine di Cosa Nostra, debellata grazie all’arresto di Totò Riina e di tanti, troppi, esponenti del clan che hanno contribuito alla morte di Giovanni.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.