Umbertide, assalto al portavalori delle poste: vigilante colpito alla testa. Esplosi più colpi, caccia ai rapinatori

Sarebbe stato esploso anche un colpo che avrebbe sfondato il lunotto del furgone. Secondi drammatici questa mattina davanti all’ufficio postale di Umbertide. Due o tre uomini armati di fucili e col volto coperto hanno assaltato un portavalori proprio davanti all’ufficio postale.  I  malviventi hanno colpito nel momento della consegna del denaro. Secondo le prime notizie i rapinatori hanno immobilizzato e disarmato una delle due guardie giurate, che successivamente sarebbe svenuta. Durante l’assalto sarebbero stati esplosi più colpi di arma da fuoco . Forse anche la seconda guardia giurata – ma la circostanza va confermata – avrebbe esploso un colpo di pistola, probabilmente per provare a far scappare i due malviventi. Subito dopo i rapinatori sono scappati a bordo di una Fiat 500 L di colore rosso, ritrovata dai Carabinieri in via Kennedy, poco lontano dall’ufficio postale. Il bottino sarebbe di quasi 300 mila euro, una cifra sicuramente consistente. E’ scattata immediatamente la caccia ai rapinatori su tutto il territorio regionale e nelle vicine Marche, si cerca una station wagon di colore scuro. Sul posto sono arrivati anche gli uomini delle scientifica. Le ricerche sono estese anche nel territorio marchigiano, in particolare nei territori che confinano con l’eugubino. L’assalto di questa mattina ha fatto ripiombare Umbertide indietro negli anni, quando il Carabiniere Donato Fezzuoglio fu ucciso durante una rapina alla filiale del Monte dei Paschi di Siena. Allertati dal Nucleo radiomobile di Città di Castello, Fezzuoglio ed un collega si portarono sul luogo dell’evento, dove ingaggiarono con i rapinatori un violento conflitto a fuoco. I due militari tentarono di interrompere la rapina ma i rapinatori reagirono con un intenso fuoco di pistole e armi automatiche, tra cui almeno un fucile d’assalto Ak-47 Kalashnikov. Fezzuoglio, riparatosi dietro allo sportello dell’auto, fece appena in tempo ad esplodere sei colpi, prima di cadere a terra colpito a morte da un colpo fatale alla schiena. Lasciava la moglie venticinquenne ed un figlio di appena sei mesi. Andò meglio al suo collega, l’appuntato Enrico Monti, che rimase ferito in modo non grave alla schiena. Le indagini, grazie anche ad alcune intercettazioni telefoniche, portarono ad individuare i responsabili dell’uccisione di Fezzuoglio. Il 12 maggio del 2013, dopo 17 ore di camera di consiglio, il Tribunale di Perugia ha condannato all’ergastolo Raffaele Arzu e Pietro Pala, entrambi inseriti nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità.