Dove va il Pd?

di Pierluigi Castellani
Sono in molti ad interrogarsi circa la natura ed i contenuti che il PD,a trazione renziana, starebbe assumendo. Naturalmente sono soprattutto gli oppositori interni di Renzi, che alimentano questo dibattito, lasciando immaginare che il PD stia diventando un partito di centro se non di destra. E a riprova di questo indicano la legge di stabilità, che innalzando il tetto del contante da 1000 euro a 3000 farebbe un regalo agli evasori e che con l’abolizione delle tasse sulla prima casa, con esclusione – si badi bene – delle ville di pregio e dei castelli, non farebbe altro che portare avanti una politica di tipo berlusconiano. E’ inutile ripetere fino alla noia, che la legge di stabilità contiene anche ben altre e più corpose misure indirizzate ad una ripresa dell’economia e dei consumi, come la prosecuzione del bonus, seppur ridotto, per i nuovi assunti, gli aiuti alle imprese che investono nell’innovazione, o le misure contro la povertà e tante altre cose che sarebbe lungo ricordare. No, non c’è niente da fare. La legge di stabilità rimane improntata ad una politica di destra da contrastare. E’ così anche si fanno più intense le critiche all’interno del partito e le più azzardate e ingenerose, spiace dirlo, sono quelle di Pierluigi Bersani, che invece una volta era tanto attento a non danneggiare la “ditta”. L’ultima sua esternazione, riportata da La Repubblica del 28 ottobre è la seguente: “La crisi del PD cammina su queste due gambe, isolamento e inconsistenza”.
C’è poco da dire, la linea della minoranza dem non cambia, rimane immutata sia che si tratti della riforma della scuola, del jobs act, o della riforma del Senato. Tutto è sbagliato , tutto è da cambiare. Ci sono due visioni diverse della politica di centrosinistra e dell’azione di governo. Ma la prima, che dimentica tra l’altro che l’attuale governo non ha una maggioranza di centrosinistra, ma è il frutto di una coalizione di emergenza, avendo dentro anche il NCD di Alfano, come del resto era prima per il governo Letta, sembra dimenticare quale fosse il progetto iniziale del PD, cioè quello di un partito “a vocazione maggioritaria”, che cercasse di intercettare i bisogni e gli interessi di una maggioranza di elettori e quindi non solo un partito di “sinistra”, che difficilmente potrà avere la maggioranza del nostro paese. Appunto un partito di centrosinistra, senza trattino, anche se oggi il prodiano Franco Monaco, vagheggiando una scissione consensuale del PD, pensa ad una forza di sinistra, che alleandosi con il PD riproduca la vecchia formula del centro-sinistra con il trattino, gettando alle ortiche anche la sua personale coerenza.
Del resto Monaco è stato rimbeccato da un altro prodiano doc, da Arturo Parisi, che invita a rimanere fedeli al PD e quindi ad un centrosinistra senza trattino. Ma tutto questo parlare di scissione, unitamente all’aspro confronto interno, insieme alla telenovela di Ignazio Marino, non si sa bene se ex o ancora sindaco, le disavventure di mafia capitale e quant’altro un effetto lo stanno producendo. Infatti stando ai sondaggi il M5S si sta sempre più avvicinando in percentuale al PD tanto che è diventato la vera alternativa al PD. Alimentare l’antipolitica con una continua delegittimazione del PD e del suo segretario Renzi non fa che ingrossare il populismo dei seguaci di Grillo. Questo è il vero pericolo, non già la destra sempre più a marca Salvini. Si vuole consegnare il paese a Grillo e Casaleggio? Mi auguro di no, anche perché in Europa non avanza certo la sinistra, bensì il populismo antieuropeo di destra come è avvenuto in Polonia dopo l’Ungheria. Ecco perché alla domanda:” dove va il PD ?” non c’è che una risposta.
Il PD va dove sono gli interessi dell’Italia e dei suoi abitanti. Va dove sta l’Europa, un ‘ Europa non più ingabbiata nell’austerità, ma un ‘Europa che riscopra l’opportunità dello sviluppo e della difesa dei suoi valori, che sono anche quelli della solidarietà e dell’ accettazione della sfida delle grandi migrazioni del XXI secolo.

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