Il crinale della politica

di Pierluigi Castellani

Siamo giunti alla necessità di una svolta nella politica italiana. O la politica riscatta se stessa dandosi obbiettivi lungimiranti e calibrati sulle necessità del paese o la politica continuerà ad avvilupparsi intorno a se stessa prigioniera delle convenienze e degli opportunismi delle singole forze politiche. Il panorama con cui confrontarsi non è tra i migliori. Nel centrodestra continua una non tanto camuffata lotta per la leadership con  un Berlusconi in grande spolvero nonostante i suoi ottantuno anni e un Matteo Salvini sempre più orientato a portare la Lega su una deriva di populismo occhieggiante alla destra più estrema e ad un sovranismo in piena contraddizione con l’originaria vocazione secessionista.

Nel campo dei 5Stelle si assiste alla incoronazione di Luigi Di Maio, candidato premier e capo politico del movimento, sulla base di primarie  farsa non avendo alcun avversario credibile nel voto cliccato degli iscritti al movimento. E questa è la riprova che i 5Stelle non solo non hanno nulla di democratico nella loro vita interna, tanto che il regolamento contestato dalla base, non si sa bene chi lo abbia deciso e con quali modalità se non quelle costruite all’interno della Casaleggio-Associati dove oramai uno vale tutti. Certamente anche nel campo del centrosinistra le cose non vanno del tutto bene, perché la sinistra esterna al PD più che pensare a ricostruire una credibile coalizione è oramai destinata a svolgere un ruolo di assoluto ed immotivato antirenzismo non tenendo affatto conto  del ruolo che nel centrosinistra ha sempre avuto e che inevitabilmente dovrà avere il PD. Sono pochi quelli, e tra questi ci sono alcuni autorevoli rappresentanti del Campo progressista di Pisapia, che osano dire che senza il PD non si può costruire alcun centrosinistra, anche se Pisapia, forse per non rompere del tutto con i bersaniandalemiani, se ne è uscito , un po’ avventatamente, dicendo che Campo Progressista, stante l’attuale legge elettorale, si presenterà alle prossime elezioni per sfidare il PD. Forse sarà colpa della legge elettorale risultante dalle sentenze della Consulta, se si assiste ad un posizionamento identitario dei vari partiti, teso soltanto ad assicurarsi quel tanto di percentuale ,che consenta comunque una presenza in parlamento dove con molta probabilità nessuno schieramento potrà vantare una maggioranza.

C’è poi una questione che dovrebbe interessare  enormemente gli elettori. Quale è la cultura di governo che le forze politiche presenti in questo confronto manifestano o possono esprimere? Nella sua ultima uscita pubblica  a Fiuggi Berlusconi ha rispolverato i suoi slogan di 23 anni fa aggiornando solo le cifre alla nuova realtà dell’euro. Ha promesso più posti di lavoro, diminuzione della tassazione e aumento delle pensioni minime a 1000 euro mensili, non dicendo dove troverà le risorse e cercando di far dimenticare agli italiani, che pure ne dovrebbero avere memoria, i disastrosi risultati dei suoi governi, che non solo hanno comportato l’isolamento dell’Italia in Europa, ma hanno portato lo spreed a 500 punti, tanto che, costretto a dimettersi, ha dovuto passare la campanella a Mario Monti. Ed ora non solo vorrebbe riproporre le medesime ricette , ma non riesce a spiegare come farà a conciliare la sua vocazione europeista nel PPE con il lepenismo di Matteo Salvini, mentre nei 5Stelle l’ascesa a capo politico di Di Maio, che non ha mai dato prova di saper amministrare neppure un piccolo comune della Campania, non si sa dove potrebbe condurre il paese se malauguratamente dovesse vincere le elezioni. Di Maio è stato contro l’Europa e l’euro anche se oggi ha tentato di posizionarsi su di un versante più moderato, ha dato copertura al duo Virginia Raggi – Raffale Marra , dovendo poi prendere necessariamente le distanze da quest’ultimo, ha dimostrato tutta la sua ambiguità, ed in alcuni casi la sua contrarietà, sul tema degli immigrati, delle unioni civili, dello ius suoli e se anche dovesse  risolvere i suoi problemi con i congiuntivi e con la geografia, sarebbe comunque difficile annoverarlo tra gli statisti o aspiranti tale. La verità è che la vera cultura di governo esiste solo nel centrosinistra e lo hanno dimostrato gli ultimi governi guidati dal PD, che stanno portando il paese fuori della grave crisi iniziata nel 2008 ed hanno ricondotto l’Italia nel novero del consesso europeo ed internazionale. Certamente c’è ancora molto da fare. Ed è per questo che occorre guardare avanti senza coltivare nostalgie per modalità oramai superate.  Chi rimpiange il vecchio ulivo, e mi dispiace dirlo, non tiene conto che non solo è mutata la legge elettorale che prima spingeva verso le coalizioni, ma che è mutata la società italiana ed il contesto internazionale. Bisogna tener conto dell’avvertimento che nel suo ultimo libro “ Retrotopia”, uscito postumo, ha dato Zygmunt Bauman, citando Svetlana Boym: “ Il pericolo della nostalgia è che tende a confondere la casa vera con quella immaginaria”. Pertanto è inutile attardarsi sul passato, ma occorre invece accettare consapevolmente e responsabilmente le sfide del futuro.

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