LA DEMOCRAZIA E’ IN PERICOLO ?

di Pierluigi Castellani

“Ogni mattina, quando ci svegliamo, assistiamo nel mondo a quelli che appaiono come primi sussulti fascisti: il discredito dei partiti tradizionali, l’emergere di leader più inclini a dividere che a unire, l’inseguimento della vittoria politica a tutti i costi, l’invocazione della grandezza della nazione da parte di individui che sembrano possederne una visione totalmente distorta”, così Mdeleine Albright, già segretario di stato di Bill Clinton, nel suo ultimo saggio “ Fascismo un avvertimento ” segnala il pericoloso declino della democrazia in alcuni stati del nostro tempo. La domanda che ora dobbiamo porci è: anche nel nostro paese si avvertono questi segnali di pericolo? Naturalmente ci sentiamo di rispondere di no, anche se si segnalano preoccupanti manifestazioni di xenofobia e di razzismo, anche se alcuni atteggiamenti, che alcuni anni fa non si sarebbero potuti mai registrare, ora appaiono di quando in quando nelle cronache del nostro paese quasi fossero oramai sdoganati da una politica, che non riesce a prendere distanza da essi. Così a Roma c’è chi apertamente commemora un aderente ai Nar, l’organizzazione di estrema destra ben nota ai tempi della strategia della tensione, o dimostra passività nei confronti di un’organizzazione come Casa Pound, che pur occupando illegalmente uno stabile nella capitale non viene fatta sgomberare con la penosa giustificazione, che non rientrerebbe nei casi a cui dare priorità. E che dire degli atteggiamenti apertamente neofascisti di personaggi, che si sentono legittimati nel fare i vendicatori per conto di chi è stato purtroppo vittima di gravi fatti di violenza come avvenuto a Macerata. E poi c’è il nazionalismo in versione sovranista, che sta ottenendo consensi in tutta Europa, un nazionalismo, che se di tipo fondamentalista può divenire il grimaldello per tutti coloro che vogliono sbriciolare l’ Unione Europea. Il rischio infatti ,che possano verificarsi altre brexit con il corollario di tutte le difficoltà che sta vivendo ora la Gran Bretagna, esiste. In questo caso vale sempre il monito lanciato da un padre dell’Europa come Jean Monnet nel momento in cui stava concludendosi il secondo conflitto mondiale. “ Non ci sarà pace in Europa – disse Monnet – se gli Stati verranno ricostituiti sulla base della sovranità nazionale, con tutto ciò che questo comporta in termini di politica, di prestigio e di protezione economica”. Siamo quindi in una delicata fase in cui si stanno ridisegnando gli equilibri politici in Europa con il voto del prossimo maggio per il rinnovo del parlamento europeo e non basta soffermarsi a dire che nel nostro paese la democrazia è solida, che gli anticorpi ci sono anche se vanno difesi. Ma, ad esempio, tra gli anticorpi più indispensabili per una democrazia è la difesa dell’indipendenza delle istituzioni di garanzia delle quali la più significativa è il parlamento. Ma se il parlamento viene umiliato, se la tirannia del web con la sua pretesa di democrazia diretta lo mette in discussione come di recente è accaduto in Italia e se leader politici italiani guardano con sempre maggior attenzione alla “democrazia illiberale” dell’ungherese Orban, c’è da stare all’erta. Senza contare che lo sdoganamento di simboli, non sempre folcloristici, e di ideologie neofasciste fanno pensare che anche nel nostro paese può annidarsi quel ”fascismo eterno” di cui nel 1995 parlò Umberto Eco, che volle ricordare come “ dietro un regime e la sua ideologia c’è sempre un modo di pensare e di sentire, una serie di abitudini culturali, una nebulosa di istinti oscuri e di insondabili pulsioni”. Ed allora dobbiamo stare attenti. E’ necessario che si ricostituisca nel nostro paese un comune sentire, una comune cultura di quei valori, che hanno sempre contraddistinte le democrazie occidentali fino ad ora conosciute. Ed uno di questo valori è la riaffermazione con forza, in occasione del prossimo rinnovo del parlamento europeo, che l’Europa non è solo dei burocrati, dell’intelligence economica-finanziaria, ma è soprattutto quella comunità di destino a cui tutti i popoli europei sono indiscutibilmente legati.

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