La povertà: come sconfiggerla

di Pierluigi Castellani

Secondo l’Ires-Cgil sono 100.000 gli umbri a rischio povertà. E’ certamente un dato preoccupante che spinge tutti a qualche riflessione, perché ci si deve chiedere come porvi rimedio in modo serio e concreto non già come chi dal balcone di Palazzo Chigi qualche tempo fa aveva decretato la fine della povertà in Italia. La prima risposta non può che essere il lavoro. Infatti un paese, una comunità, può essere davvero affrancata dalla povertà se si creano posti dignitosi di lavoro per tutti coloro che ne hanno bisogno. Ed in Umbria qualcosa si può fare in questa direzione sempre che ci sia una vera collaborazione e sinergia tra forze sociali, istituzioni locali , regionali e governo nazionale da cui in modo preminente dipende la crescita e lo sviluppo di un paese. L’Umbria, le cui attività sono molto legate all’export, ha bisogno di una maggiore attenzione per il manufatturiero e per la stabilizzazione e l’incremento di quei poli attrattivi, che alimentano anche l’indotto, come l’Ast di Terni. Certamente il segnale che vine dalla riduzione , dato nazionale, del 5% dell’industria, come rilevato recentemente dall’Istat, non è affatto tranquillizzante. Ma c’è qualcosa che attiene peculiarmente alla nostra regione e che riguarda in primo luogo l’accesso al credito per le piccole e medie imprese, che caratterizzano l’Umbria. Certo, la risalita dello spread non facilita un abbassamento del costo del denaro, ma un’attenzione maggiore a questo problema da parte di tutte le istituzioni, locali e non, e del mondo bancario umbro sarebbe già un primo segnale positivo. Poi c’è la questione della ricostruzione e della ripresa delle attività nelle zone colpite dall’ultimo sisma. Qui c’è sicuramente da fare qualcosa.

Va assolutamente accelerato il processo di ricostruzione e vanno aiutate le imprese a ripartire. Ora c’è un nuovo commissario per la ricostruzione ed un nuovo governo, che dalle promesse deve assolutamente passare ai fatti. Se non si ricostruiscono le abitazioni civili , se non viene recuperato e restaurato quel patrimonio culturale, che ha rappresentato per millenni l’identità di un territorio come la Valnerina e lo spoletino, sarà difficile ,che l’attività turistica e commerciale della zona si risollevi assicurando anche posti di lavoro. Si dirà , giustamente, che l’attenzione al lavoro non sempre riesce a provvedere adeguatamente al dramma della povertà , spesso nascosta e non enfatizzata. Il provvedimento varato dal governo, che prevede il reddito di cittadinanza , potrebbe fornire una qualche risposta se non fosse gravato ed appesantito da adempimenti burocratici, che non faciliteranno l’accesso al reddito anche perché la misura governativa non ha una coerente finalizzazione. Dovrebbe contribuire a fare incontrare la domanda e l’offerta di lavoro quando lavoro non c’è e contemporaneamente dovrebbe servire a sconfiggere la povertà. Ma perché non ne approfittino i soliti furbetti e non si risolva in un incentivo al lavoro nero, la povertà va prima conosciuta ed allora come vi si può porre rimedio senza chiedere la collaborazione di chi quotidianamente incontra i poveri come la Caritas e le tante altre associazioni di volontariato, che provvedono ad allestire mense ed assicurare un tetto a chi non ne ha? Qui infatti sta il vizio di origine del reddito di cittadinanza ,che salta a piè pari il ruolo di tutti gli enti intermedi a contatto ogni giorno con il dramma della povertà. Certamente anche in Umbria si può e si deve fare di più , ma la povertà ha così tanti risvolti nazionali, che non la si può affrontare senza politiche complessive orientate alla crescita ed allo sviluppo ed a sconfiggere le disuguaglianze sociali, che sono un male endemico di tutto l’occidente e della globalizzazione in cui siamo immersi.

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