Le unioni civili e l’Europa

di Pierluigi Castellani
La recente sentenza di una corte europea, che ha condannato l’Italia per non avere ancora provveduto a riconoscere le unioni civili tra omosessuali, ha riproposto con forza questo tema alla politica italiana, già investita del problema dal disegno di legge Cirinnà (Pd) che prevede il riconoscimento di alcuni diritti alle unioni civili tra omosessuali quali la pensione di reversibilità in caso di decesso di un partner e la possibilità di adottare il figlio naturale del proprio partner. Le polemiche sono soprattutto alimentate da alcune associazioni cattoliche che temono che il disegno di legge Cirinnà finisca per equiparare queste unioni al matrimonio. Credo che in questa questione come in altre non si debbano mai alimentare guerre contrapposte portando il necessario confronto a livelli intollerabili.
E’ risaputo infatti che il riconoscimento di questo tipo di unioni fa parte del programma elettorale del centrosinistra e che in particolare il PD, compreso il suo segretario nazionale, vuole giungere ad una conclusione positiva della vicenda. E’ pur vero che questo tema divide l’opinione pubblica ,anche se si dichiarano favorevoli a questo riconoscimento personaggi non secondari del centrodestra. E’ quindi necessario procedere con attenzione, ma anche tenendo conto che l’Italia è oramai uno dei pochi paesi europei che non ha una disciplina al riguardo e che uno stato laico nel produrre le leggi non può non tener conto della società poliforme in cui viviamo. Le leggi, insegnano i maestri del diritto, seguono i comportamenti non li precedono ed in questo caso è indubbio che le unioni civili tra omosessuali sono una realtà incontrovertibile e che quindi necessitano di una qualche regolamentazione , non solo per riconoscere diritti ma anche per sanzionare doveri come quello della mutua solidarietà. Poi ciascuno in cuor suo può dare tutti i giudizi che vuole, ma questo esula dal dovere che ha il legislatore di tener conto della realtà che vivono alcune unioni diverse dalla famiglia tradizionale.
Ci vorrebbe un intero trattato per disquisire sull’influenza che debbono avere sul legislatore di uno stato laico i propri convincimenti morali quando la società vive un pluralismo di questi convincimenti. In questo caso è il reciproco rispetto che deve stimolare a ricercare un comune sentimento di cittadinanza. Saprà il legislatore italiano trovare questo equilibrio ? Io penso di sì, fermo comunque il principio che il riconoscimento di queste unioni civili non può trasformarsi in una equiparazione al matrimonio, che nel nostro ordinamento ha nell’art. 29 della Costituzione il suo imprescindibile fondamento.

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