L’UMBRIA ARANCIONE

di Pierluigi Castellani

La consistente espansione del contagio   ha convinto il ministro della Salute Speranza ad includere anche la nostra regione nella zona arancio, cioè nella zona in cui il rischio di contagio è medio alto. Ciò comporta maggiori restrizioni come la chiusura di bar e ristoranti, il divieto di recarsi in altro comune tranne che per urgenti necessità, la chiusura dei centri commerciali nei festivi e prefestivi con la conseguenza di un peggioramento dell’economia umbra, che già segnala una forte discesa del pil. Tornano le preoccupazioni anche a livello nazionale perché il contagio aumenta anche se non più a livello esponenziale e il pericolo di un lokdown totale non è ancora scongiurato come avvertono alcuni epidemiologi. L’Umbria comunque deve prendere coscienza che ci troviamo in una fase molto pericolosa che va superata operosamente in attesa dell’arrivo prima o poi del vaccino o dei vaccini.  L’emergenza va affrontata con decisione  e va contemporaneamente progettato il futuro. La nostra regione, che aveva superato la prima fase del contagio mediamente  bene. ora si trova a registrare numeri preoccupanti. Aumentano costantemente i nuovi positivi, al momento in cui scrivo sono nelle 24 ore 783 con un tasso di positività del 13,44%. Numeri indubbiamente allarmanti che stanno mettendo a dura prova il nostro sistema sanitario con i posti letto in terapia intensiva occupati dai malati covid con oltre il 50% quando la soglia dell’allarme è indicata al 30%. Si stanno approntando ospedali da campo sia a Perugia che a Terni per alleggerire la pressione sugli ospedali e tutti gli operatori sanitari sono chiamati a ritmi di lavoro veramente stressanti. Al momento è da registrare un proliferare da parte delle Asl di pubblicazioni di bandi per l’assunzione di nuovo personale medico ed infermieristico. A questo punto sorgerebbe spontaneo rivolgere  alla regione la medesima domanda che l’opposizione rivolge sempre al governo nazionale: perché si è atteso il momento cruciale della seconda ondata per preparare il servizio sanitario all’urto della pandemia stante le competenze che la regione ha sui servizi sanitari ? Ma non è il momento delle polemiche, è ora di aprire un cantiere per preparare il futuro dell’Umbria  coinvolgendo  tutti, forze politiche e sociali, per approfittare nel mondo migliore delle risorse che saranno messe a disposizione con il recovery fund. L’occasione non può essere sprecata. C’è da potenziare  il nostro servizio sanitario  ( quando a livello nazionale decideranno di impegnare anche i fondi del Mes?), di superare il gap di cui soffre l’Umbria a livello strutturale immateriale (internet veloce ed altro) e materiale ( trasporti, vie di comunicazione come trasporto su gomma e su rotaia) ed ammodernare tutto il nostro apparato produttivo consentendo la crescita e la innovazione delle imprese. Questa volta non si può sbagliare. Serve l’apporto di tutti e vanno segnalati positivamente i primi tentativi di collaborazione che si sono notati in regione. Solo così il disagio e i sacrifici che  gli umbri stanno vivendo possono essere superati e riscattati dando nel contempo un segnale di doveroso omaggio alle vittime che il covid ha fatto anche in Umbria.