Piazza del Popolo: c’ero anch’io

di Pierluigi Castellani 

Si c’ero anch’io il 29 ottobre a Roma in Piazza del Popolo per la manifestazione del PD. La piazza forse non era strapiena, ma c’era tanta gente venuta da tutta Italia, giovani ed anziani con le bandiere del PD e le bandiere arancione dei giovani democratici e c’era tanta voglia di affermare con forza che lì c’era il popolo di sinistra, della sinistra che vuole essere forza di governo, non litigiosa al proprio interno e fedele ai valori che l’hanno sempre sostanziata. Un popolo che cerca di essere comunità, che vuole essere unito perchè solo unita la sinistra può affermarsi come forza credibile di governo. E c’era anche Gianni Cuperlo venuto a testimoniare un dialogo che non vuole essere interrotto e per questo Matteo Renzi ha dichiarato nuovamente con forza il suo no al partito della nazione, che sarebbe lo svuotamento dell’identità di sinistra su cui è nato il PD, il suo no ad un’Europa non solidale e non aperta ad una politica di crescita che sia l’antitesi della politica dell’austerity fin qui perseguita. Ma la cosa più importante è stato il ritrovarsi insieme per affermare la volontà di voler rimanere anche il partito guida non solo del paese ma anche di un’Europa diversa, dove non si affermino i populismi di qualunque risma e dove i partiti socialisti e democratici, ora in crisi in Francia, in Spagna e in Germania, possano tonare ad essere, insieme al PD , alla guida di quell’Europa diversa che il popolo di Piazza del Popolo ha con forza invocato. Per questo occorre anche vincere la sfida del referendum del prossimo 4 dicembre, una sfida che è per ammodernare il nostro paese e per non interrompere la strada delle riforme che l’Italia ha intrapreso. Chi si batte per il no vuole che tutto rimanga com’è per consegnare il paese al consueto immobilismo e chi dice che dopo il no ci sarà una nuova riforma costituzionale migliore di quella che ora è sottoposta al vaglio dei cittadini se non è in malafede non ha capito l’importanza di questa riforma non solo per riaffermare ma per attuare quei principi che la prima parte della Costituzione indica. Quella prima parte è intoccabile per chi sostiene il si, ma appunto vuole che non rimangano solo principi ma che si incarnino nei reali processi di cambiamento di cui il paese ha bisogno. Il popolo del PD ora si è ritrovato, sa che può guardare con speranza al futuro dell’Italia e vuole dialogare con le altre culture democratiche del nostro paese per costruire una solida maggioranza di governo, che sappia non solo affrontare le emergenze, come il terremoto e lo sbarco dei profughi, ma anche i nodi irrisolti di una realtà complessa come quella contemporanea in cui oggi ci è dato di vivere.

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