Promettere è facile, governare è difficile
di Pierluigi Castellani
Le polemiche, che si sono innescate a seguito della decisione della giunta Romizi di elevare al massimo l’aliquota della Tasi nel comune di Perugia, stanno riproponendo la difficoltà di mantenere le promesse elettorali soprattutto quando si ha scarsa cultura di governo, che pur dovrebbe essere stata maturata nei lunghi anni di opposizione che il centrodestra ha vissuto in questi ultimi anni. La verità è che in queste ultime elezioni, nonostante l’ indubbio successo del centrodestra nei ballottaggi di Perugia e Spoleto, non è emersa una vera alternativa al governo del centrosinistra. Si è avuto un voto contro, un desiderio comunque di cambiare, non avvertito colpevolmente dal centrosinistra, che ha sottovalutato la mobilità dell’elettorato, unica vera costante del nuovo panorama politico umbro e nazionale. Ma allora chi si deve fare carico di predisporre questa alternativa e quindi direttamente interpretare questa voglia di cambiamento?
Penso che la svolta che il Pd di Renzi ha saputo dare alla politica a livello nazionale candidi il Pd anche a livello regionale a guidare il processo di cambiamento reclamato dal momento in cui viviamo. L’ Italia e l’Umbria non sono ancora fuori della recessione ed i gravi problemi che tormentano il medio Oriente e l’Est europeo con una minaccia del tutto nuova, che giunge dalla Russia di Putin ,non facilitano certo una più rapida uscita dalla crisi. Ed allora si impone che si faccia avanti una nuova cultura di governo per le nostre comunità, quella dei momenti difficili, che sappia fare anche scelte dolorose ma che indichi un chiaro e credibile percorso ai cittadini ridando speranza per il futuro. Il Pd è nato per questo, per superare le culture del novecento, per farsi carico di una nuova progettualità e di una nuova classe dirigente. Governare l’esistente facendo affidamento su un consenso basato solo sulle pure convenienze non è più sufficiente. Anche in Umbria siamo sul mare aperto di un millennio iniziato con grandi speranze – si pensi alla nascita dell’euro – e non possiamo rischiare di naufragare perchè il Pd umbro ha paura di raccogliere la sfida. L’alternativa non è il centrodestra, e lo capirà presto anche chi negli ultimi ballottaggi ha abbandonato il Pd, ma la risposta non potrà essere l’antipolitica o la diserzione dalle urne, la risposta la si deve trovare in un Pd che, avendo compreso la lezione del novecento, sappia rinnovarsi ed offrire una nuova credibile cultura di governo.