Un autunno caldo?

di Pierluigi Castellani
Un autunno caldo? A questa domanda sembra che si debba rispondere affermativamente. Infatti la ripresa della politica dopo la brevissima pausa di ferragosto ha evocato nuovamente i toni di un duro confronto che va dall’economia ai migranti ed alla riforma del Senato. In mezzo c’è anche la questione di Roma ove il funerale del capo dei Casamonica ha ridestato le preoccupazioni per l’infiltrazione mafiosa nella capitale. Tutto serve per aumentare le polemiche cercando di fare le barricate ( che altro sono il mezzo milione ed oltre di emendamenti presentati dalla Lega) nei confronti del governo. Salvini , nuovo capo della Lega, ha anche lanciato per il prossimo novembre tre giorni di serrata e chiusura per chiedere le dimissioni di Renzi. Sembra che l’ostruzionismo parlamentare, arma terminale dell’opposizione, sia la prassi quotidiana anziché l’evento eccezionale cui ricorrere. Si chiede ,ad ogni momento, rispetto per le minoranze senza ricordare che in democrazia c’è pure il dovuto rispetto della maggioranza.
Insomma si presenterà sicuramente un autunno difficile per il governo, un autunno che rischia di coinvolgere l’intero paese. Infatti interrompendo il percorso riformatore sarà difficile poi invocare, nei confronti dell’Europa, la necessaria flessibilità sui conti pubblici per impostare la legge di stabilità per il 2016 all’insegna dello sviluppo e dell’abbassamento delle tasse come vuole il governo. E poi se si vanno ad esaminare nel merito le questioni sul tappeto non sembrerebbero così dirompenti e divisive. Ad esempio la questione della elettività del Senato sembra solo un pretesto per affossare tutta la riforma istituzionale che vuole superare il bicameralismo paritario, obbiettivo questo ,che a parole sono in molti a dire di voler raggiungere. Così pure la richiesta di maggiore flessibilità nei conti pubblici per impostare una legge di stabilità che superi l’austerity è condivisa da un ampio schieramento politico.
Resta la questione migranti. Questa è la vera questione che divide il governo da chi non passa giorno, ora prendendola con il Papa ora con i vescovi, alimentando le paure alla pancia degli elettori. Ma qui passa anche il vero discrimine tra destra e sinistra, tra chi strumentalizza il problema, divenuto oramai europeo per non dire planetario, per lucrare sulla paura qualche voto e chi non può e non vuole dimenticare il dovere della solidarietà nei confronti di chi fugge dalla guerre. I muri di filo spinato che si stanno erigendo in Europa non sono solo il prodotto di un egoismo, più o meno mascherato, ma rivelano una volontà di far fallire il progetto europeo nel suo complesso. Quando infatti viene meno l’umanità e la solidarietà che cosa rimane della civiltà europea se non soltanto un nazionalismo esasperato, che è poi quello che ha provocato la seconda guerra mondiale.
E’ pur vero che la questione dei profughi non può essere liquidata solo con un’ attenzione compassionevole. Necessita infatti di un vero progetto di integrazione, occorrono mezzi e risorse ed una decisa volontà politica per far cessare il fragore delle armi nell’est asiatico e nel corno d’Africa. Questione questa che non riguarda solo l’Europa , ma tutto il mondo e soprattutto gli organismi internazionali, come l’Onu, solo capaci di imporre la volontà di pace. Sono questi i grandi obbiettivi con cui dovrebbe misurarsi la politica, con la P maiuscola, nel prossimo imminente autunno. Speriamo che le forze politiche italiane non si facciano trascinare nelle solite beghe da cortile, che tutt’ al più possono interessare qualche mezzo di comunicazione, sia televisivo che stampato, dedito solo al gossip politico, come è avvenuto in questa recente torrida estate.

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