L’Europa a due velocità

di Pierluigi Castellani

Ha colto tutti di sorpresa la forte presa di posizione di Angela Merkel a favore di un’Europa a due velocità, accogliendo così la proposta già avanzata dai paesi del Benelux. Molto probabilmente sono state le provocazioni del nuovo presidente Usa nei confronti della Germania e  l’affievolimento dell’interesse americano nei confronti della Nato, definita da Trump obsoleta, a convincere la Cancelliera  a dare una spinta per una maggiore integrazione europea di quei paesi che la desiderano, lasciando gli altri a vivere l’Unione nella situazione attuale. Forse anche la Brexit ha sollecitato a togliere ogni indugio per una maggiore integrazione da parte di quei paesi ,che sono il nocciolo duro dell’Europa. La situazione geopolitica sta  cambiando. Ci troviamo  oramai di fronte alla intensificazione dei rapporti tra gli Usa e la Gran Bretagna ed ad una politica isolazionista di Trump, che mira ad interessarsi sempre di meno alle sorti dell’Europa e del resto del mondo, rivendicando invece una maggiore intensificazione dei rapporti con la Russia di Putin.

Ecco perché la Merkel, che ha  avuto anche il plauso di Romano Prodi ex presidente della Commissione Europea,esercitando l’indubbia leadership della Germania, ha posto sul tappetto la comune difesa europea, il tema della sicurezza e della immigrazione. Su questi temi ci sono oramai paesi, come l’Italia e la Spagna oltre al Benelux ricordato, pronti ad aderire ad un approfondimento  dell’integrazione, che può garantire di colmare quel vuoto, che la disaffezione di Trump nei confronti della Nato e la sua incerta politica nei confronti del medioriente sembra voler creare. Questo è anche una risposta adeguata ai populismi che stanno avanzando, offrendo l’alternativa di un’Europa forte, che intende affrontare con determinazione e chiarezza nodi centrali come la difesa comune, la lotta al terrorismo e il problema dell’immigrazione. Questo è anche un segnale   che vuole garantire  una sponda per quei paesi del nord est dell’Europa, che temono un indebolimento della Nato, considerato un ombrello sicuro nei confronti del neoimperialismo di Putin. Insomma se l’Europa diventa protagonista nella politica internazionale ne hanno tutti da guadagnare compresi quei paesi euroscettici, che temono un impoverimento della loro sovranità nazionale. Lo star fermi nella UE invece rischia di dar forza a quei movimenti come il Fn in Francia , la Lega e Fdi in Italia, che dipingono l’Europa come un problema e non già come la soluzione. Invece una maggiore integrazione, tra chi ci sta, dà il segno di una reale alternativa offerta a quei cittadini che vedono l’Europa incerta e timorosa nei confronti dei temi che stanno a loro più a cuore. Del resto una maggiore integrazione su difesa, sicurezza ed immigrazione segna anche  il primo passo verso una maggiore integrazione sui temi economici e sociali. Siamo a sessanta anni dalla firma dei trattati di Roma e muoversi verso più Europa è la migliore indicazione, che si possa dare, a chi vuole celebrare quella data come una grande svolta storica dopo le macerie della seconda guerra mondiale.

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