UN MESE DAL TERREMOTO

di Pierluigi Castellani

E’ trascorso un mese da quella notte del 24 agosto scorso che ha devastato i comuni di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto ed ha colpito duramente anche Norcia. Eppure sembra quasi che l’opinione pubblica abbia in parte rimosso la portata devastante di quell’evento anche se tuttora le ferite sono aperte e si stanno acuendo perchè si avvicina la cattiva stagione con pioggia e freddo. Gli sfollati non possono più stare nelle tende e i piazzali dove sono le tende debbono essere lasciati liberi se si vuole che al posto delle tende si installino le provvisorie case di legno. E’ necessario pertanto tener vivo il ricordo di quello che è successo se si vuole dare un concreto aiuto alle famiglie colpite ed onorare degnamente la memoria di quelle 297 vittime. La protezione civile, i volontari, le varie istituzioni hanno prontamente soccorso gli abitanti delle zone colpite. Si è assistito ad una sorta di gara di solidarietà, che ha abbracciato con calore chi è stato colpito negli affetti e nella casa; ma ora occorre qualcosa di più, occorre che la coscienza di tutto il paese affronti questi episodi non soltanto nell’emergenza, ma anche nella prevenzione del rischio sismico perché non si contino più vittime per case non costruite secondo i dettami delle tecnologie più avanzate ed in piena trasparenza e correttezza. Ora molti degli abitanti dei comuni colpiti saranno costretti a svernare in alloggi di fortuna o negli alberghi della costa adriatica. E questo comporta il rischio dello sradicamento e della frantumazione di quelle comunità. Bisogna far presto e bene nel ricostruire le abitazioni distrutte perché anche le comunità possano ricostruirsi e ritrovarsi nella propria identità. Il rischio infatti dei terremoti di quelle proporzioni è di desertificare un ambiente montano di grande bellezza, già in parte spopolato per il processo di urbanizzazione avvenuto nei decenni trascorsi. Non si può correre il rischio di un ulteriore impoverimento degli insediamenti umani che hanno preservato quell’ambiente che abbiamo sempre ammirato. L’aiuto che ancora si può dare a quelle popolazioni è quello di far loro sentire che il paese intero non si è dimenticato di loro, che tuttora è a loro vicino e che sa quale valore umano, culturale e ambientale rappresenta il sostenere lo sforzo di tutte le istituzioni perché quelle comunità continuino a vivere laddove sono nate e vissute per secoli. Deve inoltre restare viva una consapevolezza e cioè che tutta la zona appenninica insieme ad altri territori dell’Italia come il Friuli e la Sicilia sono gravate dal pericolo sismico. Ciò comporta uno sforzo massiccio di tutto il paese perché vengano messi a sicurezza tutti gli edifici pubblici e privati che insistono nelle zone a rischio. Ciò comporta un grande e grave impegno per l’Italia, un impegno a cui non può tirarsi indietro anche l’Europa. Il governo ha lanciato il progetto Casa Italia, un progetto che deve avere risorse e coinvolgere le tecniche e le intelligenze migliori del paese. Onorare le vittime di Amatrice, di Accumoli e di Arquata del Tronto significa corrispondere con i fatti a quel progetto. Significa dargli seguito senza per questo distogliere l’attenzione dall’emergenza che il sisma di un mese fa ha messo sotto gli occhi di tutti.

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