Foligno, indagine su due carabinieri: Brunelli “Il brigadiere chiarirà la sua estraneità”

Con riserbo e discrezione continuano le indagini sui due carabinieri in servizio alla stazione di Foligno coinvolti in un procedimento nell’ambito del quale la Procura della Repubblica di Spoleto ipotizza i reati di concussione, falso in atto pubblico e tentativo di cessione di stupefacenti. L’attività investigativa viene portata avanti dai militari dell’Arma che hanno eseguito una perquisizione personale, locale e informatica nei locali della compagnia folignate. C’è da sottolineare, come ha fatto puntualmente il Procuratore Alessandro Cannevale, che l’indagine è partita proprio dai Carabinieri, a testimonianza della serietà e del rigore dell’Arma. La Procura stessa ha evidenziato la “sua piena fiducia” nei confronti dei Carabinieri” e in particolare “nei comandi territoriali che hanno sede a Foligno”, “pienamente meritevoli della fiducia dei cittadini”, ha aggiunto Cannevale. E’ bene precisare che si tratta di ipotesi di reato che dovranno trovare riscontro nell’attività degli inquirenti. Ieri sera l’avvocato David Brunelli ha precisato che il Brigadiere Gianluca Insinga “non è coinvolto in alcun modo nei reati di concussione e spaccio oggetto delle indagini della Procura di Spoleto. Nei suoi riguardi è ipotizzata la sola accusa di falso. Confidiamo quanto prima di chiarire la sua estraneità anche rispetto a questa meno grave imputazione”. Al momento, quindi, l’ipotesi di reato più grave riguarda il comandante della stazione di Foligno, il luogotenente Francesco Matalone al quale vengono contestati presunti episodi di tentato spaccio e concussione. Del resto l’informazione di garanzia è uno strumento previsto dal codice di procedura penale attraverso il quale l’indagato acquisisce cognizione di un procedimento penale a suo carico.

Nella foto il Palazzo della Procura della Repubblica di Spoleto