L’ex assessore regionale Riommi indagato per truffa e malversazione dalla Procura di Spoleto

L’ex assessore regionale Vincenzo Riommi è indagato per truffa e malversazione dalla Procura della Repubblica di Spoleto. Lo rivela il quotidiano “Il Messaggero”. L’accusa è di aver ottenuto finanziamenti dalla Regione ma poi non destinati ai progetti per cui sono stati erogati. Contestazioni che però vengono respinte dai difensori del politico folignate, Nicola Di Mario e Guido Bacino, che sono pronti a dimostrare l’estraneità di Riommi alle accuse contestate. Fatto sta che il sostituto procuratore Vincenzo Ferrigno è pronto a chiedere il processo per l’ex assessore regionale e per Nico Valecchi in qualità “di amministratori della società Palazzo Giusti Orfini srl”. La tesi della Procura è che i due avrebbero indotto “in errore la Regione Umbria in ordine al possesso dei requisiti necessari per accedere” al contributo concesso nel 2017 “per un importo pari a 139 mila euro, corrispondente al 40% dei costi indicati nella domanda (347 mila euro)”. Il progetto per il quale Riommi e Bacino hanno chiesto il contributo prevedeva la realizzazione e commercializzazione di un tessuto particolare, di fatto cashmere, definito Cashtech. La società, come si evince dal nome, aveva sede a Foligno. Secondo la Procura per ottenere il contributo i due avrebbero però costituito la società “priva di una adeguata sede operativa, al solo scopo di percepire i contributi pubblici erogati dalla Regione”. Nella domanda di ammissione ai benefici, secondo la Procura, era previsto l’acquisto di macchinari per un importo di 106.000 euro, “mai effettuato e il deposito del brevetto relativo al tessuto Cashtech, senza in realtà poi procedere alla industrializzazione del brevetto stesso”. ” Le notizie divulgate dagli organi di stampa – scrivono i difensori di Riommi, Di Maio e Bacino – sulla pendenza di un procedimento penale a carico del dottor Riommi necessitano di alcune doverose puntualizzazioni che varranno ad escludere, all’esito dell’udienza preliminare, la fondatezza giuridica degli addebiti mossi nei confronti dell’imputato. Va precisato, da subito, che lo stesso Gip del Tribunale di Spoleto, a fronte di una richiesta di sequestro preventivo avanzata dal locale Ufficio di Procura, ha escluso, nel febbraio 2022, perfino la stratta configurabilità di uno degli illeciti penali contestati. Con riferimento, poi, alle residue censure di truffa e malversazione a danno dello Stato, il Tribunale della libertà di Perugia, a fronte della istanza di riesame avanzata dalla difesa, ha annullato la misura cautelare reale ritenendo insussistenti gli elementi costitutivi di entrambe le asserite violazioni sul presupposto che la società riferibile a Vincenzo Riommi avesse non solo conseguito in modo legittimo i finanziamenti pubblici erogati ma anche impresso, alle somme ricevute, una destinazione di impiego coerente con le finalità previste dal bando. Del resto la piena liceità delle condotte tenute da Vincenzo Riommi era già stata riconosciuta dalla stessa Regione Umbria che, preso atto dell’effettivo rispetto del vincolo di utilizzo degli importi assegnati, aveva liquidato il saldo del contributo a favore della società Palazzo Giusti Orfini”. L’udienza preliminare è stata fissata davanti al gup Federica Fortunati per il prossimo 28 febbraio.