Salvini dirotta i finanziamenti della Orte-Falconara per le opere del Nord: l’Umbria si ribella. Schiaffo al centro Italia

Per qualcuno è stato uno “scippo” , per altri un vero e proprio schiaffo a milioni di Italiani. Tra questi anche i residenti dell’Umbria. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, fa un brutto scherzo all’Umbria: toglie 2,5 miliardi di euro destinati ad alcuni progetti del centro-sud per dirottarli verso interventi da realizzare in Lombardia, Piemonte e Veneto. Un vero e proprio blitz di ferragosto quando gli italiani sono distratti e sotto l’ombrellone. Tra le opere rimaste senza fondi c’è anche la Orte-Falconara, la linea ferroviaria che interessa principalmente proprio l’Umbria. Il ministro leghista, quindi, taglia proprio i fondi destinati alla Regione dell’Umbria guidata dalla governatrice Tesei del suo stesso partito. Salvini prova a smorzare le polemiche affermando, con una nota del suo ministero, che “nessuna delle opere immaginate nel Pnrr ereditato dall’attuale governo verrà cancellata, al massimo saranno finanziate con altri fondi”. Peggio la pezza del buco: la risposta del ministero guidato da Salvini è peggiore del male fatto all’Umbria. “Uno schiaffo al centro Italia”, è il commento del Pd sull’ipotesi di “depennare” il raddoppio della linea ferroviaria Orte-Falconara dai progetti finanziabili dal Pnrr. “Con questa iniziativa – affermano i democratici di Umbria, Lazio e Marche –  anziché ridurre il gap infrastrutturale aumenta il divario tra nord e centrosud. Probabilmente questo è l’obiettivo del ministro Salvini”. “Si tratta di uno schiaffo per tutto il centro Italia – prosegue il Pd delle tre regioni –  giustificato dal fatto che il progetto non sarebbe in una condizione tale da poter vedere una gara affidata entro il 2023. Di certo una responsabilità che deve essere vista in capo alle Regioni di destra, mai nettamente chiare a difendere una iniziativa a fronte di fantomatici progetti di variante. Se dunque questa possibilità fosse confermata da atti ufficiali, la palla tornerebbe nelle mani dei presidenti delle Regioni, chiamati finalmente a dare dimostrazione della loro incisività sui tavoli nazionali o, in alternativa, a rendere conto della propria irrilevanza ai cittadini e ai territori a cui l’opera è stata promessa”.