Orvieto, intitolazione piazzale a Emanuele Petri, presente anche Franco Gabrielli

TERNI – “Emanuele Petri rappresenta il simbolo della lotta al terrorismo e della sua sconfitta ed è un esempio per le giovani generazioni in cerca di valori, confronto e senso di appartenenza che non possono trovare sui social network”. Lo ha detto stamattina il presidente della Provincia di Terni, Giampiero Lattanzi, in occasione dell’intitolazione del piazzale antistante le scuole di Ciconia al sovrintendente della polizia di stato Emanuele Petri, ucciso dalle nuove brigate rosse il 2 marzo del 2003 su un treno mentre si avvicinava alla stazione Camucia-Cortona.

“Questo luogo, dove è stata issata la stele in sua memoria – ha sottolineato il presidente Lattanzi – è un’area di passaggio verso il parco urbano ed è un monito costante ai giovani che hanno avuto la fortuna di non vivere quei terribili anni di piombo, ma è anche luogo simbolico per eccellenza perché Petri rappresenta idealmente la difesa della democrazia e delle libertà civili che lui, con il suo sacrificio, ha difeso strenuamente fino a perderne la vita. Tanti dopo di lui hanno deciso di entrare nelle forze dell’ordine per proseguire quel percorso e continuare quell’impegno.

Anche per questo – ha proseguito il presidente – i miei profondi ringraziamenti vanno al capo della polizia, prefetto Franco Gabrielli, che ultimamente è stato molto presente da noi, al questore di Terni Roberto Massucci e a tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine che sono state sempre molto vicine a noi sia per i problemi della pandemia che per gli episodi di cronaca che recentemente hanno visto Terni involontaria protagonista”. Il presidente, ringraziando anche il Consiglio provinciale per la condivisione unanime dell’iniziativa, ha poi sottolineato la completa sintonia con il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, per l’intitolazione del piazzale e ha ringraziato sentitamente la moglie di Emanuele Petri, Anna Broccolini, e il fratello Leopoldo. “La loro presenza ci onora e ci ricorda la grande figura di Emanuele, uomo che il giorno del suo assassinio non doveva nemmeno essere al lavoro ma decise di cambiare turno per stare vicino ad un collega gravemente malato. Questa è la grandezza dell’uomo e il simbolo per le generazioni a venire”, ha concluso il presidente.

“Mi piacerebbe ricordare Emanuele Petri non come l’eroe, perché avrebbe fatto tutto tranne che l’eroe. Ho imparato a conoscerlo attraverso le persone che lo hanno amato e ho capito che era una persona normale, un generoso, uno che si prendeva cura delle persone più deboli non solo quando indossava la divisa, ma nella sua quotidianità”. Ha detto anche il capo della polizia, Franco Gabrielli.
“Se sono qui oggi è per un debito di riconoscenza, lo devo anche ad Emanuele Petri e ai suoi colleghi” ha spiegato Gabrielli.
Secondo il quale “non si è ancora compreso fino in fondo quanto è stato fondamentale e straordinario quel controllo di polizia svolto nell’assoluta ordinarietà di una domenica”.