Buco sanità, i conti non tornano: adesso cosa succede ? Rischio piano di rientro, cosa non ha funzionato nella catena di comando

E’ da mesi che le opposizioni hanno iniziato a pensar male sui conti della sanità ritenendo che la giunta regionale stesse facendo resistenza. Il motivo lo ricavavano dal modo in cui la governatrice Tesei e l’assessore Coletto rispondevano alle sollecitazioni di chi insisteva per conoscere le cifre esatte del disavanzo. La “riluttanza” è terminata ieri quando l’assessore Luca Coletto ha risposto in aula alla interrogazione di un consigliere regionale del Pd (Bettarelli): ” Il disavanzo ammonta a circa 200 milioni di euro”. L’assessore ha dichiarato poi che le aziende sanitarie del territorio rappresentano il “70% del disavanzo”, 80 milioni l’Asl Umbria 1 e 60 milioni l’Asl Umbria 2. Poi ci sono le due aziende ospedaliere con circa 60 milioni di euro di buco: 40 sarebbe il disavanzo di Perugia e 20 quello che emergerebbe dai conti dell’azienda ospedaliera di Terni. Coletto ha sostenuto che i finanziamenti nazionali ” non hanno permesso di coprire i maggiori costi dovuti alla pandemia e alla crescita dei costi energetici”. Una situazione, quindi, che può portare a gravissime conseguenze, prima tra tutte la carenza di servizi e l’inaccessibilità delle cure di pazienti economicamente e socialmente più svantaggiati. Ma c’è un’altra cosa che non può essere sottovalutata: il bilancio sanitario rappresenta più dell’ 80% di quello complessivo della Regione. In poche parole, se il bilancio della sanità va in default può saltare tutto. Con un ulteriore rischio: se non c’è un piano di rientro credibile in Umbria potrebbe arrivare un commissario come avvenuto in Calabria, Campania e Molise. A questo punto è inutile minimizzare, non c’è nulla nemmeno da gonfiare: 200 milioni di buco sono una enormità per una Regione di appena 800 mila abitanti. La domanda che viene spontanea è come sia stato possibile arrivare ad un indebitamento così rilevante senza prendere in tempo provvedimenti di contenimento. Perché non sono stati messi in campo strumenti per ripristinare l’equilibrio finanziario ? Chi è responsabile dei disavanzi prodotti ? I revisori dei conti hanno rilevato e comunicato le difficoltà di bilancio ai vertici delle singole Asl o Aziende ospedaliere ? Tante domande alle quali i vertici della sanità regionale dovranno provare a dare una risposta. C’è però un ulteriore interrogativo, non di poco conto: i vertici che hanno guidato in questi tre anni le aziende sanitarie umbre sono ancora sul posto di comando ? Forse, l’assessore regionale alla sanità oltre ad emanare circolari ai direttori generali, attraverso il suo direttore che fino a poco tempo fa è stato nella triade dell’Asl Umbria 1, dovrebbe mettere mano a verifiche approfondite per capire cosa non ha funzionato in questi tre anni. E, se ci sono stati errori agire di conseguenza.