Consiglio Regionale dell’Umbria, storia di una legislatura tra cambi di casacca e collegamenti da remoto (senza Covid)

A meno di sei mesi dalle elezioni regionali è tempo di bilancio anche per palazzo Cesaroni. Sono stati quasi cinque anni caratterizzati dalla saga delle giravolte, da una modesta attività legislativa e da moltissime sedute di commissione da remoto. Un boom di interrogazioni, interpellanze e mozioni che hanno quasi sempre riempito le appena due sedute al mese dell’Assemblea legislativa dell’Umbria. Di fatto, il Consiglio regionale umbro si è progressivamente svuotato di competenze e autorevolezza. Non si tratta di una dinamica nuova ma negli ultimi anni il fenomeno si è  accentuato. L’emergenza Covid ha poi fatto il resto. Sull’attività vera e propria, e sulla qualità dei provvedimenti approvati, ci sarà modo di ritornarci sopra. Due fenomeni però meritano di essere segnalati subito, dopo 54 mesi di legislatura regionale. Sicuramente l’Assemblea di palazzo Cesaroni passerà alla storia per l’alto numero di cambi di casa che hanno coinvolto un pò tutti i gruppi politici. Chi ha perso il maggior numero di consiglieri regionali dall’inizio della legislatura è sicuramente quello della Lega di Matteo Salvini, passato da 8 a 5 rappresentanti. In questi cinquantaquattro mesi hanno lasciato il Carroccio il capogruppo Stefano Pastorelli passato con Forza Italia; l’ex sindaco di Attigliano, Daniele Nicchi, che ha aderito a Fdi; Francesca Peppucci che è stata la prima a saltare il banco scegliendo il partito di Berlusconi. Il fenomeno dei cambi di casacca non ha risparmiato nemmeno la presidente Donatella Tesei. L’assessore Paola Agabiti in Urbani, fedelissima della governatrice fino a quattro anni fa, è approdata alla corte di Giorgia Meloni, dopo essere stata eletta proprio nella lista “Tesei presidente”. Traslochi che non hanno risparmiato nemmeno il centrosinistra dove si sono registrati due riposizionamenti. L’enfant prodige Andrea Fora, per lunghi mesi candidato (2019 ) a presidente della Regione e recentemente a sindaco di Perugia per il centrosinistra, è finito nel centrodestra alla “corte” del sindaco di Perugia Andrea Romizi. Donatella Porzi, invece, eletta nel Pd, ha preso baracca e burattini ed è passata un pò con Azione e un pò con Tempi nuovi di Beppe Fioroni, ex ministro dell’Istruzione. “Se tradisci dopo che sei stato candidato ed eletto, devi mollare subito la poltrona e uscire dal palazzo alla svelta”, ha urlato il segretario regionale della Lega Umbra Riccardo Marchetti all’ex capogruppo Stefano Pastorelli. Non sei più d’accordo col tuo schieramento ? ” Allora lascia i posti che competono alla minoranza”, stanno dicendo in queste ore quelli del centrosinistra ad Andrea Fora. I tentativi di punire chi scavalca lo steccato fioccano ma per ora senza risultato. Certo è che questa legislatura passerà alla storia per la più robusta transumanza di consiglieri regionali. C’è poi un secondo fenomeno che passerà alla storia di palazzo Cesaroni. A seguito dell’emergenza da Coronavirus, in Consiglio regionale dell’Umbria ormai le sedute di commissione vengono effettuate in collegamento da remoto. Malgrado che lo stato di emergenza sia cessato da un pezzo, i consiglieri regionali dell’Umbria preferiscono evitare la presenza negli uffici dell’Assemblea legislativa e svolgere il proprio mandato in modalità telematica. Molti preferiscono partecipare alle sedute di commissione da casa, con interventi da remoto in video o tramite pc o telefonino. Il Consiglio o la Commissione on line rappresentava un’eccezione legata all’emergenza Covid ma ormai è diventata una “normalità democratica”. Lo stato di emergenza è finito, il Covid non c’è più, tutti gli italiani sono rientrati nei luoghi di lavoro ma a palazzo Cesaroni  si continua a privilegiare la presenza da remoto. Il tutto senza distinzione: la telematica appassiona consiglieri di maggioranza e opposizione. C’è chi si collega dall’auto, chi dalla cucina di casa e chi si connette dall’altra parte del mondo. Molte volte lo schermo è anche oscurato. Solo il presidente della seconda Commissione, il leghista Valerio Mancini, pretende la presenza fisica del consigliere e non intende ragione. Il resto è una specie fai da te. La conseguenza di tutto questo ? Un vero e proprio svilimento dell’attività legislativa e del ruolo di rappresentanti del popolo umbro.