Il virus corre ma i sindaci umbri vanno in ordine sparso: ordinanze a macchia di leopardo.

C’è preoccupazione in vista delle feste di Natale e Capodanno perché sono occasioni di incontri ravvicinati, al chiuso, ed è lì che la trasmissione del virus corre più veloce. Per questo anche in Umbria occorre prendere altre misure di prevenzione, in parallelo ad un’espansione  della vaccinazione. Cosa che fino ad oggi hanno fatto soltanto tre comuni, due non particolarmente grandi (Nocera Umbra e Bevagna), dimostrando un alto senso di responsabilità. Questa mattina si è aggiunto Foligno con il Sindaco Stefano Zuccarini che sottolinea la natura ” meramente preventiva” dell’ordinanza. A dir la verità Foligno è la città  dell’Umbria che registra il numero più alto di contagiati (320). Dalle altre città umbre, a cominciare da Perugia e Terni, arriva soltanto un silenzio tombale. Per non parlare dell’Associazione dei comuni (Anci) sempre più marginale nel contesto istituzionale regionale e incapace di svolgere un incisivo coordinamento tra le amministrazioni comunali del territorio. Eppure i Sindaci hanno il potere di emanare ordinanze per affrontare specifiche esigenze, hanno il potere di intervenire per integrare le misure governative, se del caso inasprendo quanto stabilito a livello statale. A volte – come è successo in diverse occasioni in questo periodo di emergenza sanitaria –  le ordinanze locali funzionano da apripista , sperimentando divieti e obblighi che poi sono introdotti in un momento successivo anche dal governo sull’intero territorio nazionale. Le ordinanze sul Covid, tra l’altro, nell’imporre di rinunciare temporaneamente alle nostre consolidate abitudini di vita, ci aiutano a capire che l’ordinamento democratico si fonda sul principio solidaristico. La salute, infatti, non è solo un diritto fondamentale della persona, ma è anche un interesse di cui è responsabile la collettività, e che la libertà non è mai declinabile in termini di egoismo. Tra le tante battaglie che in questo momento si stanno combattendo, vi è anche una battaglia di civiltà giuridica. In questo momento, invece, in Umbria vengono adottate misure in ordine sparso e a macchia di leopardo. Con oltre 100 nuovi casi al giorno (ieri 179 ) e con duemila persone attualmente contagiate, la posta in gioco è ben più alta di ogni altra considerazione. Dovrebbe essere chiaro a tutti che il problema di oggi è quello di evitare di contagiarsi e di contagiare. Prevedere l’obbligo della mascherina all’aperto, in via precauzionale, nel periodo delle festività natalizie, rappresenta semplicemente una scelta di buon senso. I primi ad affidarsi ad una “sensazione comune” dovrebbero essere proprio i sindaci umbri, piuttosto che continuare a procedere in ordine sparso. A cominciare dai due capoluoghi di provincia.