Nuova variante, l’attività di sequenziamento: bene l’Umbria sul numero dei campioni analizzati

La variante Omicron è arrivata in Italia. Arriva dal Mozambico attraverso un dipendente Eni che è atterrato a Fiumicino, poi da solo in auto ha raggiunto Caserta per ripartire poco dopo per Milano. Qualche giorno in Italia per poi ritornare nel Paese africano dove lavora. E’ stato un tampone molecolare a bloccare il viaggio di ritorno. A certificare che sia stato infettato dal nuovo ceppo del Covid, con un sequenziamento a tempo di record, è stato l’Ospedale Sacco di Milano. Positivi al Covid sono risultati anche cinque suoi familiari. Tutti presentano sintomi lievi e i loro campioni sono in attesa di sequenziamento. Infatti, una volta atterrato a Fiumicino l’uomo si è recato in auto a Caserta per passare alcuni giorni con la famiglia dove lo aspettavano la moglie, due figli piccoli e i due suoceri. Il 15 novembre riparte da Caserta con un’auto a noleggio pagata dall’azienda diretto a Milano per effettuare la visita di controllo prima del rientro in Mozambico. Il giorno dopo si reca nella struttura sanitaria a cui l’azienda si appoggia per le visite di controllo dei dipendenti, dove gli effettuano anche un tampone. L’uomo riparte in auto alla volta di Fiumicino dove si dovrà imbarcare nuovamente per il Mozambico, salvo ricevere una telefonata dal medico della struttura che lo informa dell’esito positivo del tampone. A quel punto prosegue per Caserta dove risulteranno contagiati anche i cinque familiari. Poche ore dopo è arrivata la notizia della variante Omicron sequenziata al laboratorio di microbiologia clinica dell’Ospedale Sacco di Milano. Quindi, anche in Italia si è innalzato lo stato di allerta e l’Istituto Superiore di sanità  ha inviato a tutte le regioni una circolare che suona come un monito. ” Rafforzare e monitorare le attività di tracciamento e sequenziamento in caso di viaggiatori provenienti da Paesi con diffusione della variante Omicron e loro contatti, o in caso di focolai caratterizzati da rapido e anomalo incremento dei casi”, raccomanda il direttore della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. In questo momento in molte regioni italiane si continua a sequenziare molto poco e questo rischia di diventare un rischio notevole. ” Un adeguato livello di sequenziamento è indispensabile al fine di seguire le dinamiche di sviluppo delle diverse varianti, per una loro pronta identificazione e per il successivo monitoraggio di mutazioni”,  sottolinea Silvio Brusaferro presidente dell’ Istituto Superiore di sanità. Il target minimo fissato dagli organismi europei e mondiali della sanità è del 5% dei tamponi positivi. Ora, con la variante Omicron in circolazione, è ancora più urgente intensificare il sequenziamento. Tra l’altro, i soldi ci sono perché il 10 luglio scorso il commissario Figliuolo ha stanziato più di tre milioni di euro per i laboratori scelti nelle regioni per effettuare i sequenziamenti. Vediamo allora quali sono le regioni virtuose e chi analizza meno. L’ Umbria è una delle sei regioni che supera lo standard minimo del 5% per identificare tempestivamente i nuovi ceppi virali. Tra il 25 settembre e l’ 8 novembre la Sardegna ha sequenziato il 15,1% dei tamponi, il Trentino-Alto Adige il 10,5%, l’Abruzzo il 7,5%, l’Umbria poco più del 7%, la Lombardia il 6,8% e l’Emilia Romagna il 4,9%. L’Umbria, quindi, sta facendo per ora bene il suo compito con un livello “adeguato” di sequenziamento. Distanti dall’obiettivo alcune regioni confinanti con l’Umbria: Toscana, Marche e Lazio.  Toscana e Marche addirittura sono sotto l’ 1%. In attesa di capire cosa comporterà l’arrivo della nuova variante, di sicuro indiziata di alta contagiosità, la strategia per gli scienziati è quella di sequenziare il più possibile. E, da questo punto di vista, l’Umbria sta facendo il proprio dovere.