Sanità, il buco è di 200 milioni: l’assessore Coletto conferma la drammatica situazione di bilancio

Il buco della sanità è di 200 milioni, anche se il dato non è definitivo. A dirlo è stato l’assessore regionale Luca Coletto, rispondendo ad una interrogazione del consigliere Pd Michele Bettarelli.

Illustrando l’atto, Bettarelli ha detto che “in conseguenza della pandemia i sistemi regionali, compreso quello umbro, hanno affrontato ingenti spese per la gestione dei pazienti e per la campagna vaccinale, in parte ‘ammortizzate’ dalla mancata effettuazione di prestazioni ambulatoriali e chirurgiche non urgenti. Si sono registrati allarmi e appelli continui da parte dei sindacati dei medici, degli infermieri, delle associazioni del Terzo Settore e delle RSA, oltre che il consolidamento di una tendenza già in corso che vede una fuga dei medici del nostro sistema pubblico. Lo scorso 21 novembre si è svolto l’incontro dei sindacati Cgil e Uil dell’Umbria con l’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa, dove questi ultimi hanno espresso la necessità e l’urgenza di convocare un Consiglio regionale straordinario sul tema. Nell’ultimo periodo sono emerse sulla stampa regionale notizie preoccupanti in merito allo stato finanziario e strutturale della sanità umbra, che se confermate potranno avere ripercussioni molto gravi sia nei confronti dei cittadini che della stessa istituzione regionale. Nei carteggi tra il direttore regionale della Sanità, Massimo D’angelo ed i Direttori di Asl e Aziende Ospedaliere, si chiedeva di soprassedere ad ogni misura assunzionale, compreso il turn over, in attesa delle azioni di rientro dallo sforamento (monitoraggio a giugno 2022). Secondo l’Agenzia Italiana per il farmaco, la Regione Umbria è la seconda regione in Italia per lo scostamento più alto rispetto al tetto consentito di + 19,61 per cento. Lo sforamento riguarderebbe soprattutto gli acquisti diretti, con un aumento del 12,8 per cento nel periodo da gennaio ad aprile. L’assessore regionale ha pubblicamente dichiarato che la stima del fabbisogno per la spesa sanitaria in Umbria si attesta in circa 200 milioni di euro, in particolare nell’articolo del Corriere dell’Umbria del 26 novembre scorso ha dichiarato l’opportunità di approfondire l’analisi dei conti perché i costi sarebbero in aumento, come evidenziato peraltro da tempo”.

L’assessore Coletto ha risposto che “il 2022 ha mostrato subito problematiche di sostenibilità nazionale dei servizi sanitari. Il livello di finanziamento nazionale non ha permesso di coprire i costi legati alla pandemia e alla crescita dei costi energetici. La pandemia è ufficialmente finita ma i malati covid continuano a richiedere cure e ricoveri. La mancanza di sostegno per questa fase di epidemia (ad oggi ci sono 200 ricoverati) ha generato problemi finanziari e di gestione dei servizi offerti ai cittadini. Si è prospettato un significativo scostamento tra risorse previste e costi effettivi. Non è stata ancora sancita l’intesa sul riparto 2022, che doveva essere firmata a febbraio. Mancano 5 miliardi di euro a livello nazionale. Sulla base degli ultimi dati ufficiali sul terzo trimestre il potenziale disavanzo ammonta a circa 200 milioni. Le aziende territoriali si trovano in difficoltà e rappresentano il 70% del disavanzo. L’Asl 1 ha un disavanzo di 80 milioni; l’Asl 2 ha un disavanzo di oltre 60 milioni. L’azienda ospedaliera di Perugia ha un disavanzo di circa 40 milioni; L’azienda ospedaliera di Terni ha un disavanzo di oltre 20 milioni. Ma questi dati non sono definitivi, lo saranno quelli del quarto trimestre 2022 e del bilancio di esercizio con le relative partite di chiusura. Aspettiamo diventi definitivo il riparto nazionale e che la legge finanziaria stanzi risorse adeguate a coprire lo squilibrio che si è creato in tutte le Regioni”.

Bettarelli ha replicato ringraziando l’assessore per “chiarezza ed esaustività. La questione è però estremamente preoccupante visto che si conferma un disavanzo importante, benché legato a energia e covid. Questa amministrazione ha trovato conti in ordine 3 anni fa ed ora ci troviamo in questa situazione, con la sanità pubblica senza investimenti, con personale precario e conti che non tornano”.